Un ammasso di polvere e detriti, ciabatte infradito rotte, materassi insanguinati, brandelli di vestiti e pezzi di cadavere sotto le lamiere contorte verso il cielo del tetto: ciò che resta del capannone chiamato «detention camp», con al centro un cratere di meno di un metro di diametro, segno che la bomba è caduta dal cielo, in piena notte, a Tajoura. «Avevamo visitato il centro il giorno prima e nella cella che è stata colpita c’erano 126 persone ammassate», ha detto ieri Prince Alfani, coordinatore medico di Msf in Libia, che ha aiutato la Mezzaluna rossa a raccogliere i feriti. Di...