«Non sono state effettuate perquisizioni nei confronti di Frontex, ma il quadro generale dell’indagine è quello: più che delle vere e proprie perquisizioni, stiamo eseguendo dei riscontri puntuali su elementi che ritenevamo mancanti per completare le indagini». La precisazione del procuratore di Crotone Giuseppe Capoccia, che oltre a disporre verifiche avrebbe anche iscritto nel registro degli indagati diversi esponenti delle forze di soccorso, sembra in qualche modo confermare le inquietanti accuse che un’inchiesta internazionale guidata dall’associazione Lighthouse Reports ha sollevato in queste ultime ore contro Frontex nel naufragio di Cutro dello scorso 26 febbraio, quando un’imbarcazione stracarica di migranti – 140 afghani e 20 pachistani – si è infranta a pochi metri dalle coste calabre causando la morte di 94 persone tra cui 35 bambini.

NON È LA PRIMA volta che questa associazione di giornalismo collaborativo mette l’Agenzia alle corde: nella primavera dello scorso anno il direttore di Frontex Fabrice Leggeri fu costretto a dimettersi dopo essere stato accusato da diverse inchieste di aver “coperto” respingimenti illegali di migranti nell’Egeo, tra cui una condotta da Lighthouse.

Tornando a Cutro, se non li ha già acquisiti, la magistratura italiana potrebbe ora trovare utili i documenti riservati ottenuti da Lighthouse e dai media che hanno collaborato all’inchiesta (l’italiano Domani, il tedesco Süddeutsche Zeitung, il francese Le Monde, lo spagnolo El Pais e il britannico Sky News), che mettono in luce due incongruenze notevoli: primo, il presunto tentativo di Frontex di insabbiare le dichiarazioni del pilota del proprio aereo di ricognizione riguardo alle condizioni del tempo, omettendo così un «indizio di pericolo» che si rivelerà decisivo nel disastro.

L’aereo «Eagle 1», dopo aver localizzato la «Summer Love» con i migranti, infatti, sarebbe rientrato alla base non per fare rifornimento come affermò l’Agenzia nel comunicato ufficiale emanato dopo il naufragio bensì – stando ai documenti in possesso di Lihghthouse – a causa dei «venti forti» che soffiavano. Una criticità peraltro sollevata dalle forze di soccorso italiane e confermata dai bollettini meteorologici di quella notte. Eppure, tra i dati trasmessi in tempo reale alle autorità italiane – che pure dispongono di uomini anche al quartier generale di Frontex a Varsavia – il dettaglio delle pessime condizioni atmosferiche è stato omesso.

LA SECONDA contraddizione – o omissione? – riguarda il numero di chiamate satellitari captate da Frontex per poter individuare la «Summer Love» – ossia le telefonate effettuate dai profughi ai familiari rimasti a terra: solo una, stando alle dichiarazioni ufficiali di Frontex; molteplici, se si leggono le carte. Anche in questo caso non è un semplice dettaglio, ma un indizio cruciale che avrebbe permesso di rafforzare la tesi secondo cui l’imbarcazione stava trasportando migranti. Sono stati dunque ignorati «elementi di allarme» come il meteo avverso e il sovraffollamento, sebbene non fossero i soli: l’alta risposta termica rilevata sottocoperta da «Eagle 1» avrebbe potuto essere sufficiente a spingere le autorità italiane a lanciare un’operazione di ricerca e soccorso (Sar) e non una di polizia. Inoltre imbarcazioni come la «Summer Love» sono in grado di accogliere fino a 16 passeggeri, quindi sia l’alta temperatura rilevata così come la linea di galleggiamento molto bassa sarebbero potute bastare a far scattare una missione Sar quasi 7 ore prima che il caicco si inabissasse, e non dopo, nel bel mezzo del disastro.

DOPO LA STRAGE, la premier Giorgia Meloni ha negato ogni responsabilità delle forze di soccorso italiane, affermando a gran voce che se Frontex avesse «dato l’allarme», nessuno avrebbe permesso una simile carneficina. L’Agenzia europea ha dal canto suo respinto ogni accusa, ricordando – e in fondo a buon diritto – che spetta al governo dello Stato Ue competente per le acque territoriali dove l’evento critico ha luogo, coordinare una missione. Quanto al perché Frontex non abbia inviato un velivolo a sostituzione di Eagle 1, secondo il «Domani» l’agenzia avrebbe affermato: «In quel momento non c’era nessun altro aereo disponibile».

«Le storie di Italia e Frontex non combaciano, per questo abbiamo deciso di realizzare questo lavoro» dice Klaas van Dijken, Direttore di Lighthouse Reports, che accusa: «A Cutro si è verificato uno dei naufragi più tragici degli ultimi tempi, altro esempio dell’impatto negativo delle politiche migratorie dell’Italia e dell’Europa. Come giornalisti, dobbiamo vigilare su chi governa o riveste incarichi di responsabilità e pretendere che la giustizia intervenga se sono stati commessi errori. I sopravvissuti e i parenti delle vittime hanno diritto alla verità».

IN ATTESA che la giustizia italiana faccia il suo corso, le famiglie potrebbero valutare di presentare il caso alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Se la Cedu confermasse l’omissione di soccorso, le parole pronunciate di recente dal capo di Frontex Hans Leijtens in commissione Giustizia del Parlamento europeo risulterebbero ancora più pesanti: «Se oggi avessimo avuto le stesse informazioni che avevamo allora ci comporteremmo esattamente nello stesso modo».
*Agenzia Dire