A Chernihiv le famiglie ucraine piangono 14 morti civili dell’ennesimo bombardamento russo fuori bersaglio. Un edificio di otto piani, diversi condomini nei paraggi, un ospedale, una scuola e diverse auto sono state gravemente danneggiate da uno o più missili che ieri mattinasi sono abbattuti nei pressi del centro di Chernihiv, 150 km a nord di Kiev e a ridosso del confine con Bielorussia e Russia.

«Decine di bambini sono stati ricoverati negli ospedali cittadini», ha detto il consigliere del governatore locale, Andriy Podorvan, in una diretta tv dal luogo dell’attacco. Almeno 60 persone ricoverate, alcune in condizioni molto gravi. Si teme ci siano altri corpi sotto le macerie.

Secondo il presidente Zelensky la strage avrebbe potuto essere evitata se l’Ucraina avesse ottenuto gli strumenti di difesa aerea che chiede da mesi «e se la determinazione del mondo a contrastare il terrore russo fosse stata sufficiente».

QUASI in contemporanea al vertice del Consiglio europeo si discuteva proprio di come fornire al paese invaso armamenti adeguati alla difesa dai continui raid di Mosca. Ma il dato reale è che, considerata l’estensione del territorio ucraino, l’obiettivo di una copertura anti-aerea efficace è quasi velleitario. Certo, i moderni sistemi di difesa potrebbero aiutare Kiev a ridurre di molto il bilancio dei morti civili nelle città, ma per quanto tempo? Se si considera che ognuno dei missili lanciati, ad esempio, dai Patriots tanto richiesti dal governo ucraino, ha un costo di un milione di euro, si hanno solo due opzioni: o un impegno a lungo termine per il rifornimento degli arsenali missilistici ucraini, oppure la fornitura di jet che blocchino le minacce missilistiche in aria.

Zelensky e i suoi funzionari chiedono entrambi ma è sempre meno probabile che l’occidente invii a breve gli F-16 promessi e sullo scudo missilistico ci sono altrettanti dubbi. Seppure qualche sistema di difesa sarà certamente inviato a breve, è difficile credere che gli stati dell’Unione europea si impegnino in una fornitura costante di asset che sono vitali per la difesa dei rispettivi territori nazionali in un momento di incertezza così significativo.

Intanto l’Ucraina continua a rispondere come può. Nella notte tra martedì e mercoledì un aeroporto militare russo in Crimea è stato bersagliato da un attacco (forse di droni) che hanno provocato diversi incendi e, stando alle dichiarazioni dei media locali, la morte di 30 militari russi e il ferimento di altri 80. Secondo la testata ucraina Unian, un deposito di missili all’interno dell’aeroporto è stato distrutto.

Il che potrebbe permettere agli abitanti di Odessa, Kherson e Mykolayiv di tirare un sospiro di sollievo. Inoltre a Brjansk, in territorio russo, le forze di Kiev sarebbero riuscite a danneggiare seriamente una sottostazione elettrica che alimentava diverse infrastrutture militari russe.

A PROPOSITO dello sforzo bellico dell’esercito russo, ieri la Bbc ha pubblicato un lungo reportage in cui sostiene che il computo delle vittime russe in Ucraina è molto più basso delle oltre 450mila che stima Kiev.

I morti verificati finora sono «solo» 50 mila, di cui l’emittente britannica ha potuto accertare l’identità con la collaborazione del media russo Mediazona e di volontari locali. La Russia ha risposto al rapporto dichiarando che «soltanto il ministero della difesa di Mosca può fornire questo tipo di informazioni».