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Strade occupate e secchiate di vernice, Ultima Generazione alla sbarra

Strade occupate e secchiate di vernice, Ultima Generazione alla sbarra

Il caso Due giorni di processi tra Bologna e Milano

Pubblicato 8 mesi faEdizione del 17 gennaio 2024

Domani al Tribunale di Bologna sono attesi tre attivisti di Ultima Generazione, che nell’ambito della campagna «Fondo Riparazione» realizzano azioni per evidenziare i danni delle catastrofi climatiche. Alle 9 e 30 si terrà l’ultima udienza con lettura di sentenza per il blocco stradale sulla tangenziale nord del capoluogo emiliano, avvenuto il 2 novembre scorso. A processo sono Mida, Ettore e Silvia, accusati di violenza privata aggravata, danneggiamento aggravato, interruzione di pubblicazione, manifestazione senza preavviso e infine violazione del foglio di via, punibile con la reclusione fino a sei mesi. Silvia è una ricercatrice universitaria e una fumettista, mentre Mida e Ettore sono capi scout.

«Sono persone comuni che hanno deciso di prendere posizione attraverso un atto di disobbedienza civile nonviolenta per il futuro della loro città denunciando così l’ipocrisia di un governo e di una regione che preferisce fare guadagnare profitti alle aziende autostradali piuttosto che risarcire i propri cittadini dopo una catastrofe», spiega un comunicato di Ultima Generazione. La mattina del 2 novembre insieme ad altri sei cittadini si sono seduti sulla carreggiata della tangenziale nord. Portati tutti in questura, i tre sono stati messi in stato di arresto con processo per direttissima. Per due di loro, inoltre, la giudice ha disposto il divieto di dimora a Bologna, per la terza l’obbligo di firma. Le misure cautelari sono state poi revocate il 24 dicembre. All’ultima udienza il giudice ha accettato la proposta di rito abbreviato richiesta dalla difesa e sono state sentite anche le dichiarazioni spontanee di Ettore, Mida e Silvia.

Oggi altri attivisti saranno intanto in Tribunale a Milano dove è prevista l’udienza preliminare per l’azione del gennaio 2023 al dito medio di Cattelan, in piazza Affari. In questo caso i capi di imputazione sono distruzione, dispersione, deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici. Un anno fa due attivisti avevano lanciato secchiate di vernice lavabile al basamento dell’opera di Cattelan, esponendo lo striscione «Stop sussidi al fossile». Un’azione nonviolenta, compiuta da Leonardo e Sandro. Quest’ultimo, 39 anni, ha spiegato durante l’azione: «Ho un figlio e un buon lavoro in una solida azienda, il mio posto usuale è una scrivania bianca pulita. Eppure oggi è molto più normale essere qui, con la vernice, insieme a queste persone che dimostrano un grande senso di realtà». Gli attivisti non sono tutti giovani né studenti. Sono persone consapevoli che l’umanità sta arrivando al limite: il 2023, come hanno evidenziato i dati dell’osservatorio europeo Copernicus, è stato l’anno più caldo dei sempre; il consumo di combustibili fossili rappresentano un problema che i Paesi ancora non affrontano in modo radicale. L’azione di Milano, non a caso, si tenne nella settimana in cui in Germania si tentava di sgomberare il villaggio di Lutzerath per espandere una miniera di carbone della multinazionale tedesca Rwe. Ultima Generazione voleva richiamare l’attenzione su come certe scelte siano ancora lontane da un’ottica di sostenibilità. Un anno dopo, la situazione non è cambiata.

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