Per imballaggio intendiamo tutto: dalla vaschetta di polistirolo del supermercato ai flaconi dei detersivi, dalle lattine e bottiglie agli involucri dei prodotti spediti per posta. L’ultima direttiva europea che li regolamentava risale al 1994 e in questi ormai quasi 30 anni sono diventati una fonte crescente di rifiuti.

SECONDO i dati di Eurostat, in media, ogni europeo produce quasi 180 kg di rifiuti di imballaggio all’anno. Negli ultimi 10 anni i rifiuti di imballaggio sono aumentati di oltre il 20% nell’Ue e, se non si agisce, si prevede un ulteriore aumento del 19% entro il 2030; per i rifiuti di imballaggio di plastica, addirittura del 46%. In sede di presentazione del nuovo pacchetto regolatorio, il vicepresidente esecutivo con delega al Green Deal, Frans Timmermans, non ha usato mezzi termini, affermando che il sistema messo in atto fino a quel momento aveva fallito e che bisognava cambiare radicalmente. Come? Applicando la gerarchia si trova in tutte le direttive quadro sulla gestione dei rifiuti, che mette al primo posto la prevenzione. È questo lo spirito delle nuove regole, in primis produrre meno rifiuti: entro il 2040 la loro produzione pro-capite in ogni Paese dovrà essere ridotta, rispetto al 2018, del 15% . parole d’ordine: riutilizzo e riciclaggio.

PER FAVORIRE il riutilizzo o la ricarica degli imballaggi, diminuiti fortemente negli ultimi 20 anni, le imprese, entro il 2030 e il 2040, dovranno permettere di consumare rispettivamente il 20% e l’80% delle bevande fredde e calde in contenitori che fanno parte di un sistema di riutilizzo, oppure i consumatori dovranno poter riempire i loro contenitori. I venditori di birra al dettaglio, per esempio, dovrebbero utilizzare contenitori ricaricabili per il 10% dei loro prodotti entro il 2030 e per il 20% entro il 2040.

VI SARÀ inoltre, in una certa misura, la standardizzazione dei formati degli imballaggi e una chiara etichettatura degli imballaggi riutilizzabili. Via gli imballaggi chiaramente inutili quelli monouso per cibi e bevande consumati all’interno di ristoranti e caffè, quelli monouso per frutta e verdura, flaconi in miniatura per shampoo e altri prodotti negli hotel. Molte misure sono volte a rendere gli imballaggi totalmente riciclabili entro il 2030; ciò include la definizione di criteri di progettazione per gli imballaggi, chiarire quali tipologie molto limitate di imballaggi dovranno essere compostabili, in modo che i consumatori possano gettarli nell’organico. Vi saranno inoltre tassi vincolanti di contenuto riciclato che i produttori dovranno includere nei nuovi imballaggi di plastica. Ciò contribuirà a rendere la plastica riciclata un prodotto di maggior valore.

FRA GLI ASPETTI interessanti è la creazione di sistemi vincolanti di vuoti a rendere su cauzione per i contenitori monouso con capacità fino a 3 litri in plastica ma anche alluminio che saranno obbligatori a partire dal 2028. Un sistema molto efficiente già in uso in diversi Paesi europei, che permette percentuali di riciclo molto alte (in Germania si arriva al 90%) e anche in questo caso fornisce materiali riciclabili di maggiore qualità . L’Italia, assieme per esempio alla Spagna, mancava ancora all’appello.

NEL NOSTRO Paese non sono mancati i mugugni che già circolavano in relazione alla bozza diffusa nelle settimane precedenti. Secondo Conai, Federdistribuzione e Confindustria, questa versione del regolamento favorisce il riuso e non il riciclo, settore nel quale l’industria italiana ha molto investito. Secondo Il Sole 24 ore, 700mila le aziende potrebbero essere impattate dalle nuove norme Ue, per un totale di 6,3 milioni di dipendenti. Ma le stime UE dicono altro: il potenziamento del riutilizzo di plastica e altri materiali potrebbe portare da solo a più di 600 mila nuovi posti di lavoro in Europa entro il 2030, molti dei quali presso medie e piccole aziende. In termini finanziari, si prevedono risparmi di circa 47,2 miliardi di euro nell’Ue. In media, ogni cittadino dell’Ue potrebbe risparmiare 100 euro all’anno se i risparmi fossero trasferiti al livello dei consumatori. Consapevole delle resistenze del Bel Paese, lo stesso Tiemmermans in conferenza stampa ha ribadito, in italiano, che il riutilizzo non è in competizione con il riciclo e che entrambi gli strumenti sono necessari. Giuseppe Ungherese di Greenpeace Italia conferma: il nuovo regolamento punta a imballaggi tutti riciclabili e impone percentuali di plastica riciclata negli imballaggi più alte (per esempio nelle bottiglie Pet dal 30% al 65% )e questo non può che far bene all’industria del riciclo.

«I NOSTRI governanti e alcuni rappresentanti si ostinano a portare avanti una battaglia di retroguardia che oggi ci costa 760 milioni di euro», commenta riferendosi alla tassa che abbiamo pagato all’Europa lo scorso anno calcolata sulla base dei rifiuti da imballaggio di plastica che non siamo riusciti a riciclare. «È arrivato il momento di cambiare rotta e l’Europa sta andando in questa direzione».