C’è il consueto comunicato stampa in cui si parla di «fruttuosa» collaborazione per fermare i flussi migranti, collaborazione confermata con il premier libico di Tripoli Abdul Hamid Mohammed Dabaiba. Un impegno che va di pari passo con tre accordi su sanità, università e sport che servono a dare sostanza al Piano Mattei per l’Africa. E poi c’è la promessa fatta all’altro leader libico, il generale Khalifa Belqasim Haftar che comanda in Cirenaica, di partecipare all’opera di ricostruzione della città di Derna devastata da un’alluvione. Ma anche se i risultati che Giorgia Meloni porta a casa dal suo viaggio lampo di ieri in Libia si fermano qui, per la premier si tratta di obiettivi che può spendere nella campagna elettorale per le europee quando manca ormai un mese all’apertura delle urne.

Proprio l’incontro con Haftar, avvenuto a Bengasi dove Meloni arriva nel pomeriggio, è quello considerato più delicato da Palazzo Chigi. Al generale dell’Esercito nazionale arabo di Libia, stando a quanto riferito da fonti italiane, Meloni avrebbe ribadito «l’importanza di far progredire il processo politico, preservando l’unità delle istituzioni libiche» e di «lavorare per porre fine alla presenza di forze straniere» sul suolo libico. Un riferimento alla presenza russa in Cirenaica, in particolare ai paramilitari filorussi della brigata Wagner, resa più consistente nell’ultimo anno dalle frequenti visite fatte dal viceministro della Difesa di Mosca Yunuss-Bek Yevkurov con l’obiettivo di arrivare alla concessione di un porto a Bengasi o Tobruk che consentirebbe alla Russia di avere una seconda base navale nel Mediterraneo. Con Haftar Meloni ha parlato anche di iniziative nei settori di agricoltura e salute in Cirenaica e offerto la disponibilità italiana a contribuire, «anche attraverso le competenze specifiche del nostro settore privato», alla ricostruzione di Derna, pesantemente colpita lo scorso anno da una drammatica alluvione.

Un incontro decisamente più disteso quello avuto in mattinata a Tripoli da Meloni con il primo ministro del governo di unità nazionale Dabaiba, e il presidente del Consiglio presidenziale, Mohammed Yunis Ahmed Al-Menfi. Ad accompagnare la premier i ministri Anna Maria Bernini Università), Orazio Schillaci (Salute) e Andrea Abodi (Sport), che hanno siglato con gli omologhi delle dichiarazioni di intenti in materia di cooperazione universitaria e ricerca, salute, sport e giovani, nella cornice del Piano Mattei per l’Africa.

Infine palazzo Chigi ricorda come per Roma sia «importante indire elezioni presidenziali e parlamentari», rilanciando la mediazione delle Nazioni Unite, dopo le dimissioni meno di un mese fa dell’inviato Onu per la Libia Abdoulaye Bathily. Meloni ha assicurato di promuovere con i partner europei e atlantici un approccio unitario della comunità internazionale.
Per quanto riguarda l’immigrazione, infine, i dati del Viminale confermano un calo degli sbarchi rispetto all’anno scorso, così come da parte del governo si conferma il sostegno alla cosiddetta Guardia costiera libica previsto nel decreto missioni in votazione alla camera. Un punto sul quale le opposizioni hanno annunciato battaglia.