Stellantis, nuovi stop in Italia. Domani la piazza dei sindacati
Metalmeccanici I leader delle opposizioni con le tute blu. Elkann alza i toni: «Basta polemiche e rancori». Calenda: «Basta menzogne e richieste di aiuti pubblici». I 5S attaccano Meloni
Metalmeccanici I leader delle opposizioni con le tute blu. Elkann alza i toni: «Basta polemiche e rancori». Calenda: «Basta menzogne e richieste di aiuti pubblici». I 5S attaccano Meloni
Ci saranno tutti i leader delle opposizioni domani a piazza del Popolo, a Roma, con i sindacati dei metalmeccanici nel giorno dello sciopero del settore automotive. Da Calenda a Fratoianni, passando per Schlein e Conte sotto lo striscione che dice: «Cambiamo marcia: acceleriamo verso un futuro più giusto».
UNA PROVA UNITARIA, dopo settimane di tensioni, in cui le opposizioni hanno trovato un punto di unità nella battaglia contro Stellantis, a partire dalle dure critiche all’ad Tavares audito in Parlamento l’11 ottobre, fino alla richiesta congiunta che alla Camera si presenti direttamente l’azionista John Elkann. Ieri in Parlamento sono state votate le mozioni sulla crisi dell’auto: e la richiesta comune a Stellantis è stata, pur con toni diversi, «di restare in Italia, di rafforzare le linee produttive e di investire in questo Paese», sintetizza il ministro dello Sviluppo Adolfo Urso. che ha dato via libera anche a parti del testo delle opposizioni. «Ci devono presentare un piano – ha spiegato Urso- altrimenti diamo senza avere certezza che quel che diamo serva al rilancio industriale e alla salvaguardia occupazionale».
LO SCIOPERO, il primo unitario nell’ex gruppo Fiat di Fiom, Fim e Uilm dal 1994, arriva nel mezzo di un periodo nero per l’auto e per l’ex Fiat in particolare. Ieri la notizia di nuovi stop negli stabilimenti italiani a novembre: a Pomigliano d’Arco, dove si produce la Panda, a Termoli e Pratola Serra. Sempre ieri la notizia che l’agenzia di rating Moody’s ha abbassato l’outlook di Stellantis, mentre nel terzo trimestre 2024 le consegne di autoveicoli sono state il 20% rispetto allo stesso periodo del 2023 (con un picco negativo in Nord America). E anche dalla Casa Bianca è arrivata la richiesta di «rispettare gli impegni presi con i sindacati».
ELKANN, PARLANDO IERI al Gruppo dirigenti Fiat, ha alzato i toni dicendo che «con le polemiche strumentali, i rancori, i protagonismi non si risolve niente e non si costruisce nulla» e richiamando lo «spirito Fiat». Immediata la replica di Carlo Calenda: «Con le polemiche non si costruisce nulla? Neppure con le menzogne, le promesse tradite e la richiesta di soldi pubblici, caro Elkann».
Il leader di Azione ha bacchettato anche Tavares, che in Parlamento aveva chiesto altri aiuti pubblici: «Lui ha distribuito un dividendo da 4,7 miliardi a maggio di quest’anno e si è preso 23 milioni di euro di stipendi… ma andasse a quel paese!». Secondo Calenda «lui e Elkann stanno prendendo in giro questo Paese». «La nostra idea è che soldi non vengano dati a Stellantis ma alle oltre 2000 pmi della filiera dove lavorano 220mila persone».
DURO ANCHE IL PD: «E’ sconcertante che a poche ore dallo sciopero generale l’azienda annunci nuovi stop agli stabilimenti italiani», dice Artuto Scotto. È necessario che Palazzo Chigi convochi un tavolo permanente con sindacati e proprietà per il rilancio dell’automotive». «Il governo deve agire subito», gli fa eco Vinicio Peluffo. Chiara Appendino dei 5S sfida Meloni: «In Parlamento non ha il coraggio di citare Stellantis e l’ingegner Elkann. All’opposizione ruggiva come una leonessa e adesso scappa come un coniglio? Evidentemente quando invitava a “non disturbare chi vuole fare” intendeva non disturbare chi è potente». «Se salta l’auto, salta tutto il paese», avverte il segretario della Fiom Michele De Palma.
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