Poche parole per un compagno meraviglioso che ci ha lasciati, troppo presto, proprio in questi giorni di rinnovata passione antifascista. Stefano Prosperi era del 1946; di mestiere, biologo; di passione, comunista.

Era stato fra i fondatori del Manifesto gruppo politico a Roma, insieme con i ragazzi della Fgci di Val Melaina, che erano usciti con lui dal Pci nel 1969 e avevano contribuito a fare del Circolo Culturale Montesacro il cuore romano del nuovo progetto. Con il Collettivo Edili Montesacro, Stefano ha guidato una militanza nei cantieri che non era solo agitazione ma anche aiuto concreto ai lavoratori (per esempio, aiutandoli a decifrare le buste paga in modo da garantirsi contro le truffe padronali, tutt’altro che infrequenti).

Quando le circostanze ci hanno portato fuori del progetto politico del Manifesto, il collettivo di Montesacro ha continuato ed esteso il suo lavoro, continuando a intervenire sulla città e sulla lotta per la casa ma anche raccogliendo la storia e la memoria della Resistenza in quella parte di Roma, producendo una rivista utile e intelligente che lui ha diretto (“Il Passaggio”), e organizzando centinaia di eventi e di incontri. A Montesacro si è sentito a casa il meglio della sinistra romana, da Aldo Natoli a Maria Michetti e tanti altri.

Oggi, il Circolo Culturale Montesacro è una delle pochissime realtà romane, se non la sola, ininterrottamente attiva dalla fine degli anni ’60 ad oggi; e questo è stato possibile grazie alla profonda coscienza dei valori e dei principi di fondo combinata con una rara capacità di ascolto e di dialogo, senza mai un’ombra di settarismo, che Stefano ha saputo condividere con i compagni di allora che sono ancora lì, e trasmettere ai tanti più giovani che si sono uniti a loro nel tempo.

Nei suoi ultimi anni, Stefano scriveva poesie, tutt’altro che banali. Non me lo sarei aspettato, quando l’ho conosciuto. Ma non mi sorprende, perché per fare politica come ha fatto e insegnato lui per tutta la vita ci vuole intelligenza, ci vuole cultura, ma ci vuole anche cuore. Stefano Prosperi aveva tutto questo. La realtà di movimento che ha costruito nel corso della sua vita è ancora viva e vitale proprio perché ha sempre saputo che non crei un collettivo, non fai durare un lavoro comune, se non lo fondi sui rapporti umani, sull’amicizia, sull’affetto.

Quando sono arrivato al Circolo Culturale Montesacro e al Collettivo Edili del Manifesto, non avevo nessuna esperienza politica, non sapevo niente e non capivo niente. Sapevo solo da che parte volevo stare. Come ha fatto con tanti altri per tutta la vita, Stefano mi ha accolto e mi ha messo sulla strada. Se non fosse per lui, non credo che sarei arrivato a scrivere su questo giornale.