Stadio «irraggiungibile». I timori di ambientalisti e Regione Lazio
Calata di cemento Le infrastrutture dovrebbero essere realizzate in tempi diversi ma per ora non c’è alcuna certezza. La Pisana: «Controlleremo»
Calata di cemento Le infrastrutture dovrebbero essere realizzate in tempi diversi ma per ora non c’è alcuna certezza. La Pisana: «Controlleremo»
Il fischio di inizio della prima partita nel nuovo stadio della Roma a Tor di Valle è fissato per il 2020. Resta da capire se quel giorno i tifosi potranno sostenere la propria squadra del cuore dagli spalti oppure no. Come sarà possibile raggiungere il nuovo impianto è infatti uno dei punti ancora da chiarire dell’accordo siglato la scorsa sera in Campidoglio. «Forse in funivia», ha ironizzato ieri l’esponente del Pd romano Giovanni Zinola.
Il taglio delle opere pubbliche concesso dalla sindaca Virginia Raggi rischia infatti di mandare definitivamente in tilt un’area della città già pesantemente congestionata dal traffico. Qualche chiarimento in più dovrebbe essere contenuto nella nuova delibera che la maggioranza capitolina dovrà approvare una volta che il documento sarà stato esaminato dagli uffici competenti, e che andrà a sostituire quella varata dalla precedente amministrazione guidata da Ignazio Marino. Il tutto dovrebbe avvenire nell’arco di un mese ma nel frattempo va avanti l’iter del vincolo sull’ippodromo di Tor di Valle avviato dalla soprintendenza.
L’accordo raggiunto prevede infatti la realizzazione di opere per complessivi 500 mila metri cubi, la metà del milione di metri cubi contenuti nel progetto precedente ma molti di più rispetto ai 350 mila previsti dal piano regolatore dell’area. La legge sugli stadi esclude però dal conteggio la struttura sportiva e gli spogliatoi, rendendo così fattibile il progetto che comunque non comprende più a realizzazione delle tre torri previste inizialmente.
Il problema riguarda le infrastrutture che verranno realizzate. Un particolare che preoccupa anche la regione lazio. «Mentre è stato detto chiaramente che le attuali cubature saranno ridotte in modo significativo – ha detto l’assessore regionale Michele Civita annunciando controlli – non si conoscono a oggi le opere e le cubature che l’accordo reputa indispensabili per garantire la mobilità sia pubblica che privata, i miglioramento dell’ambiente e della qualità urbana, decisivi per lo sviluppo sostenibile di quel quadrante della città».
In realtà ieri qualche particolare in più dell’accordo si è saputo, non abbastanza però da rendere ingiustificate le preoccupazioni espresse finora. Secondo quanto si è appreso, infatti, il piano di opere pubbliche dovrebbe essere realizzato in due fasi. Le opere propedeutiche allo stadio, e quindi da realizzare subito, sarebbero il potenziamento della Roma-Lido, gli interventi sulla via del Mare e la messa in sicurezza idrogeologica del fosso di Vallerano, nell’area di Decima. In seguito, ma non è specificato quando, dovrebbero essere realizzati il ponte aggiuntivo sul Tevere e la bretelle sulla Roma Fiumicino. Salta il prolungamento della metropolitana B, al quale i 5 Stelle si sono sempre detti contrari. «Resta in piedi la farsa del raddoppio della via del Mare, solo per il breve tratto iniziale, che aumenterà l’effetto imbuto gravando pesantemente sulla viabilità», ha spiegato ieri l’urbanista Raimondo Grassi. «Quanto alla stazione di Tor di Valle anche qui si prendono in giro i romani: la stazione già esiste ed è attualmente oggetto di riqualificazione».
Preoccupazioni espresse ieri anche da Legambiente, per niente convinta dell’area scelta per realizzare l’opera. «Rimarrà irraggiungibile con la metropolitana, visto che il progetto sembra finanziare solo la riqualificazione della stazione di Tor di Valle, ma continueranno a passare solo i vecchi treni di una linea che funziona malissimo e non emerge alcun finanziamento pubblico che preveda il potenziamento della linea», ha spiegato il vicepresidente nazionale Edoardo Zanchini.
La firma dell’accordo è servita almeno a riportare una pace apparente in casa grillina. «brava@virginiaraggi» ha scritto ieri in un tweet Roberta Lombardi, non proprio un’amica della sindaca. «Abbiamo dimostrato che quando lo Stato fa lo Stato non si inchina davanti ai costruttori, ai palazzinari. Lo stadio d farà, ma si farà secondo le nostre regole», ha esultato invece il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio guardandosi bene però dal rispondere alle preoccupazioni di quanti si interrogano sul futuro di Tor di valle.
Intanto, come era prevedibile, adesso anche la Lazio reclama un suo impianto. «Cara sindaca raggi – ha fatto sapere ieri il presidente Claudio Lotito – ci aspettiamo che applichi par condicio nei confronti degli innumerevoli tifosi biancocelesti e consenta la creazione di un nuovo impianto della Lazio».
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento