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Stadio della Roma, il campo da gioco della corruzione

Stadio della Roma, il campo da gioco della corruzioneIl primo progetto dello Stadio della Roma (2014) – LaPresse

Nove arresti "eccellenti" e 16 indagati dalla procura. Dal 2017 Eurnova al centro di un sistema corruttivo. Finisce in carcere Luca Parnasi che dovrebbe costruire l’opera di Tor di Valle. Ai domiciliari Lanzalone, presidente di Acea

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 14 giugno 2018

Nasce da lontano, dalle indagini sul «Mondo di mezzo» che coinvolse uno dei re romani del mattone Sergio Scarpellini e il dirigente comunale Raffaele Marra, l’inchiesta che, con nove arresti “eccellenti” e 16 indagati a vario titolo per associazione a delinquere, corruzione, traffico di influenze e illeciti finanziari, si abbatte sul mondo politico e imprenditoriale della Capitale nell’era dei 5 Stelle e fa traballare l’iter per la costruzione del nuovo Stadio della Roma (e anche la giunta Raggi), proprio mentre l’amministrazione capitolina si preparava a portare in Aula il progetto definitivo del business park di Tor di Valle per l’approvazione della variante urbanistica.

Le indagini condotte dai carabinieri (operazione denominata «Rinascimento») e coordinate dal sostituto procuratore Barbara Zuin hanno convinto la gip Maria Tomaselli a disporre il trasferimento in carcere dell’imprenditore Luca Parnasi e cinque dirigenti o collaboratori della sua società Eurnova, quella con la quale nel gennaio 2017 la sindaca Virginia Raggi trovò un accordo che permise di dare il via libera alla costruzione dell’opera, rivendicata poi dai grillini con lo slogan «#UnoStadioFattoBene, senza speculazioni e colate di cemento».

E INVECE SECONDO la giudice è proprio Parnasi ad alimentare, nell’ultimo anno, «costantemente e talvolta freneticamente», «un sistema ampissimo di relazioni e contatti» con il mondo politico romano, al fine di «realizzare imponenti profitti» personali. Concessi gli arresti domiciliari invece agli esponenti politici: il presidente di Acea, la multiutility controllata dal Campidoglio, Luca Lanzalone, considerato molto vicino al vicepremier Di Maio, il vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio Adriano Palozzi (Fi) e l’ex assessore all’Urbanistica della regione, Michele Civita (Pd).

«Bisogna dirlo chiaramente: la società As Roma non c’entra nulla», ha raccomandato il procuratore aggiunto, Paolo Ielo, titolare dell’inchiesta. E Mr. James Pallotta se n’è subito rallegrato, auspicando perciò che «il progetto venga portato avanti senza significativi ritardi», altrimenti «verrete a trovarmi a Boston». Le indagini però avrebbero rivelato – soprattutto attraverso l’uso delle intercettazioni ambientali – un metodo corruttivo che, insolitamente, secondo la procura, si avvarrebbe di una modalità sistemica, organizzata, ma talvolta a prezzo di una corruzione di tipo pulviscolare.

E Parnasi, il costruttore che si è aggiudicato l’opera, sarebbe il motore di tutta la macchina corruttiva, tanto che, scrive la gip, «si assiste ad una sostanziale sovrapposizione della organizzazione criminale alla struttura societaria». «È un investimento che devo fare, molto moderato rispetto quanto facevo in passato, quando ho speso cifre che neanche te le racconto – avrebbe detto ai suoi l’imprenditore, secondo le intercettazioni riportate nelle 288 pagine dell’ordinanza – Adesso ci sono le elezioni e spenderò qualche soldo ma ora la mia forza è che alzo il telefono…».

E COSÌ, COME nel «Mondo di mezzo», secondo gli inquirenti emergerebbe un nuovo volto del sistema tangenti, con uso di soldi in contanti coperti da operazioni inesistenti, ma anche assunzioni e consulenze.

Promesse, soprattutto. Come nel caso di Michele Civita, al quale il gruppo Parnasi avrebbe assicurato l’assunzione del figlio in cambio di un aiuto ad approvare il nuovo progetto dello Stadio in Conferenza dei servizi, o di Luca Lanzalone – che secondo i pm sarebbe stato un consulente di fatto del Comune e dunque assimilabile ad un funzionario pubblico – al quale sarebbero stati promessi incarichi per un valore complessivo di circa 100 mila euro. O come nel caso di uno degli indagati, Giampaolo Gola, assessore grillino allo Sport del Municipio X che nella speranza di ottenere un posto di lavoro si sarebbe offerto come intermediario con il M5S in Campidoglio.

Promesse però in alcuni casi mantenute, come per Palozzi, verso il quale Parnasi avrebbe erogato fatture per operazioni inesistenti pari a 25 mila euro, o l’indagato Paolo Ferrara, capogruppo M5S in Campidoglio (che si è detto innocente ma si è autosospeso), che avrebbe ottenuto dal gruppo Parnasi un progetto di restyling del lungo mare di Ostia in cambio del voto a favore della dichiarazione di pubblico interesse del nuovo progetto di Tor di Valle nella seduta del 14 giugno 2017.

Avrebbero tentato di corrompere anche l’assessore milanese della giunta Pisapia, Piefrancesco Maran (Pd), al quale gli accoliti del costruttore romano avrebbero inutilmente offerto una casa sentendosi però rispondere: «A Milano non si usa». Anche se, riferisce la procura, il forte investimento di Parnasi sulla politica non è sempre illecito, perché in alcuni casi inserito regolarmente in bilancio (e in altri si sta ancora indagando).

GLI SVILUPPI E LA TENUTA dell’impianto accusatorio si potranno verificare nei prossimi mesi, ma l’inchiesta, che non coinvolge direttamente gli atti formali prodotti dalla giunta capitolina, ha però già provocato un terremoto politico, soprattutto nel M5S che aveva rivendicato come una vittoria «ecologista» l’accordo con Parnasi sulla riduzione delle cubature «ma non delle opere pubbliche», se non quelle previste nel progetto di Marino e considerate da Raggi inutili.

Dalle intercettazioni invece si evincerebbe che sul ponte di Traiano, per esempio, ai tecnici che spiegavano come fosse necessario, pena il caos della viabilità, Parnasi rispondeva: «Va be’ questo tienitelo per te». Virginia Raggi però mostra la solita sicurezza: «Chi ha sbagliato pagherà ma se tutto è regolare il progetto va avanti». Ma a sera, quando anche la frase di Parnasi riportata nelle intercettazioni diventa pubblica («Lanzalone è stato messo a Roma da Grillo per il problema Stadio insieme al professore Fraccaro e Bonafede»), la sindaca convoca l’ad di Acea Stefano Donnarumma e sollecita le dimissioni di Lanzalone. L’iter per la costruzione dello Stadio di fatto è già bloccato.

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