Domani (martedì, ndr) la scelta non potrebbe essere più chiara. La candidatura di Hillary è basata su intelligenza, esperienza, preparazione, e su una visione concreta per l’America di oggi. Un’America dove ciascuno conta, uomini e donne, bianchi e neri, ispanici e nativi, dove persone di tutte le fedi e di tutte le origini possono unirsi per risolvere i problemi in modo ragionevole e approfondito.

Questa visione dell’America è essenziale, e va sostenuta a prescindere da quanto sia difficile da realizzare.

Clinton e Springsteen nel backstage - foto Bruce Springsteen official website
Clinton e Springsteen nel backstage – foto Bruce Springsteen official website

Hillary vede un’America in cui il problema della distribuzione dei redditi deve essere al centro del dibattito nazionale, dove il progresso che abbiamo fatto per la riduzione della disoccupazione non è ancora sufficiente, e possiamo fare di meglio.

Lei crede nell’assistenza sanitaria per tutti, e la costruirà sul lavoro fatto finora dal presidente Obama.

Vede un’America che deve essere più giusta (fairer, ndr), dove le corti e i tribunali difenderanno i diritti di tutti i nostri concittadini e non solo dei privilegiati.

Vede un’America dove la riforma dell’immigrazione è trattata in modo realistico e compassionevole.

E chiede all’America di partecipare al benessere del nostro pianeta, sia negli affari internazionali che nella scienza, dove la difesa dei diritti delle donne non è un’aggiunta ma la priorità.

È un paese dove dobbiamo davvero essere più forti insieme («stronger together» è il motto della campagna di Clinton, ndr).

E ora, brevemente, per parlare del suo avversario, dirò che è un uomo che manca totalmente di dignità (decency, ndr), la cui visione è limitata a ben poco oltre se stesso, che dà la massima priorità ai suoi interessi personali e al suo ego, prima ancora che alla stessa democrazia americana. Un tizio che sarebbe disposto a danneggiare tutto quello che abbiamo costruito di ammirevole negli anni.

Sarebbe imperdonabile. Domani le sue idee e la sua campagna perderanno.

Ma dobbiamo tutti fare la nostra parte, in modo da poter guardare indietro a questo 2016 e affermare che eravamo dalla parte di Hillary Clinton e dalla parte giusta della storia.

Per questo sono qui stasera di fronte a voi, con il sogno di un’America migliore. Questa canzone è una preghiera per dopo il voto, si chiama «Long Walk Home».

Discorso pronunciato il 7 novembre al comizio conclusivo di Hillary Clinton a Philadelphia, trascritto da C-Span. Traduzione dall’inglese di Matteo Bartocci