Dopo la giornata elettorale di due giorni fa segnata dall’interruzione delle comunicazioni in tutto il Paese, si complica ulteriormente il quadro politico in Pakistan. Le operazioni di spoglio, e l’annuncio dei risultati, sono stati posticipati, alimentando i sospetti che l’esercito intenda gestire l’esito del voto per il rinnovo del Parlamento nazionale e delle 4 assemblee legislative provinciali.

NAWAZ SHARIF, GIÀ TRE VOLTE primo ministro, leader del Pakistan Muslim League-Nawaz, rientrato in patria dopo il via libera dei militari e quello della magistratura che ha revocato le accuse di corruzione che lo hanno tenuto lontano dal Paese per 4 anni, ancor prima della fine dello spoglio ha annunciato vittoria. «Oggi ci congratuliamo tutti perché in queste elezioni il PML-N è emerso come il più grande partito del Paese», ha dichiarato sicuro Sharif a Lahore, il quale poi ha mostrato un volto più conciliante, augurandosi che tutti i partiti politici lavorino insieme per far uscire il Paese dalla crisi, in primo luogo quella economica. La sua rivendicazione prematura rischia però di aggravare la crisi politica.

Nel momento in cui scriviamo, la Commissione elettorale ha annunciato i risultati dello scrutinio per poco più della metà dei 236 contestati: al PML-N vanno 61 seggi, 52 al Pakistan Peoples Party di Bilawal Bhutto Zardari, con cui Sharif ha già detto di aver cominciato a impostare il dialogo per la formazione del governo, insieme al partito islamista Jamiat Ulema-i-Islam Fazl. Ma la maggior parte dei seggi, 84, vanno ai candidati indipendenti, affiliati al Pakistan Tehreek-e-Insaf, il partito di Imran Khan. Per ora, il vero vincitore è proprio l’ex giocatore di cricket, ora in carcere. I cui militanti hanno cominciato a manifestare in alcune zone del Paese, contestando presunti brogli e quello che definiscono come un accordo sottobanco per portare al potere Sharif e Zardari.

NEGLI SCONTRI CON LA POLIZIA nel distretto di Shangla’s Alpuri, sono morti due militanti, Muhammad Hassan, 16 anni e Mohsin Ali, 21, quest’ultimo nipote di un parlamentare. Per Raoof Hasan, portavoce del partito di Imran Khan, nonostante il tentativo di ingegneria politica, il PTI ha fatto registrare una «vittoria morale», che non potrà essere annullata da nessun tentativo manipolatorio.

Ma rimangono molti punti interrogativi, oltre a quelli relativi ai risultati finali e ufficiali. Cosa faranno i candidati indipendenti del PTI, che per legge non possono formare un governo? Come reagiranno i militare al successo inaspettato del PTI? E come risponderanno gli interlocutori stranieri, a partire dal Fondo monetario internazionale con cui Islamabad dovrà presto rinegoziare un prestito cruciale? Per ora Washington rassicura: pronti a lavorare con chiunque. Mentre l’Unione europea deplora «la mancanza di condizioni di parità dovuta all’impossibilità di alcuni attori politici di partecipare alle elezioni, le restrizioni alla libertà di riunione…le gravi interferenze nel processo elettorale, tra cui gli arresti di attivisti politici».