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Spie per l’Arabia saudita: due ex dipendenti Twitter sotto accusa

Spie per l’Arabia saudita: due ex dipendenti Twitter sotto accusaManifestazione per la verità sul caso Khashoggi – LaPresse

Stati uniti Avrebbero passato informazioni al governo di Riyadh sugli account di 6mila utenti, tra loro dissidenti sauditi. Per la prima volta Washington accusa l'alleato di spiare nel proprio territorio

Pubblicato quasi 5 anni faEdizione del 8 novembre 2019

Il Dipartimento di Giustizia Usa ha accusato due ex dipendenti di Twitter di aver usato il loro accesso ai sistemi interni del social media per ottenere informazioni su cittadini americani e dissidenti sauditi. I due, un americano, Ahmad Abouammo, e un cittadino saudita, Ali Alzabarah, sono accusati di spionaggio e di avere agito negli Usa come agenti di una potenza straniera.

È la prima volta che le autorità federali americane accusano pubblicamente l’Arabia saudita, uno dei loro principali alleati in Medio Oriente, di spionaggio.

Abouammo, arrestato, lavorava per Twitter con il ruolo di collaboratore con i media, mentre Alzabarah era impiegato come ingegnere e secondo gli investigatori si trova ora in Arabia saudita. Entrambi dal 2015 non erano più impiegati di Twitter.

Avevano agito in collaborazione con una terza persona, Ahmed Almutairi, cittadino saudita accusato di aver fatto da intermediario tra Abouammo e Alzabarah e i funzionari del governo di Riyadh.

Il Dipartimento di Giustizia ha accusato in particolare Alzabarah di aver fornito al governo saudita – che li avrebbe ricompensati con centinaia di migliaia di dollari – i dati personali di più di 6mila utenti, di falsificazione di documenti e di aver mentito all’Fbi. Le informazioni fornite riguardavano gli indirizzi email legati agli account e gli indirizzi Ip tramite i quali si può risalire al luogo in cui si trova un utente.

Tra gli account a cui i due ex dipendenti avrebbero avuto accesso ci sarebbe anche quello del giornalista Omar Abdulaziz, legato all’editorialista del Washington Post Jamal Khashoggi, ucciso il 2 ottobre 2018 nel consolato saudita di Istanbul.

Un portavoce di Twitter ha ringraziato il Dipartimento di Giustizia e ha dichiarato: «Riconosciamo che ci sono persone cattive che cercheranno di danneggiare il nostro servizio. Comprendiamo i rischi incredibili affrontati dai molti che utilizzano Twitter per condividere i loro punti di vista con il mondo e rendere responsabili coloro che sono al potere. La nostra azienda limita l’accesso alle informazioni sensibili dell’account a un gruppo limitato di dipendenti qualificati e controllati».

Il caso solleva domande non solo sugli sforzi dei sauditi per mettere a tacere i dissidenti, ma anche sulla sicurezza delle società tecnologiche americane. Al momento società come Facebook e Twitter sono nel mirino per il loro ruolo di interferenza nelle elezioni politiche.

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