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Spagna, verso una misura ponte per le famiglie

Spagna, verso una misura ponte per le famigliePamplona – Ap

«Ingreso mínimo vital» Il governo sta lavorando per approvare con urgenza un ‘reddito minimo vitale ponte’. L’obiettivo, nelle parole di Iglesias, è di «completare lo scudo sociale che stiamo costruendo perché nessuno rimanga senza protezione durante questa crisi» il più presto possibile

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 10 aprile 2020

«Il governo sta lavorando per approvare in maniera urgente un ‘reddito minimo vitale ponte’ che rimanga vigente fino all’approvazione del reddito minimo vitale definitivo». Sono le parole del vicepresidente del governo spagnolo con delega ai diritti sociali, Pablo Iglesias, che ha spiegat o ieri di essersi riunito, assieme alla ministra del lavoro Yolanda Díaz e a quello del Welfare, José Luís Escrivá, con sindacati e collettivi sociali per parlarne. Originariamente, Escrivá aveva in mente di implementare il reddito vitale minimo entro il 2021, ma il coronavirus ha fatto precipitare i piani.

Questa misura, fortemente voluta dai viola ma che doveva implementare il ministro socialista del Welfare, non è propriamente un “reddito universale”, ma è pensata per essere indirizzata soprattutto ai più deboli. Si discute di erogarla alle famiglie più che ai singoli, e di associarla a incentivi per l’integrazione sociale delle persone più vulnerabili. L’obiettivo, nelle parole di Iglesias, è di «completare lo scudo sociale che stiamo costruendo perché nessuno rimanga senza protezione durante questa crisi» il più presto possibile. La decisione non è stata ancora presa dal governo (se ne parla però da settimane), ma per accorciare i circa 3 mesi necessari per la complessa negoziazione con le comunità autonome della misura permanente, «è evidente che la crisi del Covid-19 rende imprescindibile agire subito perché le persone vulnerabili non rimangano indietro in questa emergenza», scrive Iglesias su Twitter. Un reddito d’emergenza che deve essere erogato facilmente «senza labirinti burocratici alle famiglie di basso reddito». E, sottolinea Iglesias, «non si tratta solo di una misura di giustizia sociale che aiuterà migliaia di famiglie, è anche un investimento redditizio»perché «contribuirà a mantenere la capacità di consumo e la sopravvivenza di molti» alla fine della crisi.

In Spagna, le famiglie sul bordo della povertà sono già il 20%, e il 25% dei minori di 16 anni. E parlando di crisi, sono già di più di 3 milioni i lavoratori in cassa integrazione (sono numeri approssimati che citava lo stesso Escrivá), mentre ieri le vittime per il coronavirus sono già ufficialmente più di 15mila (con un aumento quotidiano ormai sotto il 4%, 683 persone).

Sempre ieri, Pedro Sánchez ha ottenuto l’ok della camera per la proroga dello stato d’emergenza fino al 26 aprile. Anche se il governo parla di iniziare a rilassare le misure di confinamento, in molti, tra cui l’epidemiologo Antoni Trilla, fra i consulenti del governo, predicano cautela. La Catalogna intanto promette che distribuirà 14 milioni di maschere alla popolazione (100mila saranno consegnate martedì), che invita a usare uscendo per strada, criticando il governo per l’intenzione di permettere poco a poco ad alcuni lavoratori di tornare a lavorare dopo Pasqua.

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