Europa

Spagna, ai migranti permessi più agevoli

Spagna, il Ministro dei Diritti Sociali e dell'Agenda 2030, Pablo Bustinduy foto AnsaIl ministro Bustinduy

Immigrazione La scommessa del governo. Il ministro Bustinduy: 860 mila euro per le vittime più vulnerabili del massacro indiscriminato dell’esercito israeliano contro la popolazione civile palestinese

Pubblicato circa 2 ore faEdizione del 20 novembre 2024

In attesa dell’intervento di oggi in parlamento dell’ancora ministra Teresa Ribera sulla catastrofe meteorologica di Valencia, dopo il quale Pedro Sánchez spera di sbloccare l’impasse della nuova commissione europea, il governo spagnolo ieri ha mantenuto una delle sue promesse. Dopo molti mesi di gestazione, il consiglio dei ministri ha approvato il nuovo regolamento sugli stranieri che entrerà in vigore fra sei mesi. Con le attuali difficoltà dell’esecutivo, chissà se il governo che l’ha varato sarà ancora in carica in quel momento. L’approvazione di questo provvedimento promosso dal ministero dell’Inclusione, welfare e migrazioni era molto attesa perché migliorerà in maniera sostanziale la situazione di molti migranti irregolari. La discussione sulla sanatoria senza condizioni per circa mezzo milione di persona prive di documenti è invece ancora ferma in parlamento.

Il governo prevede che il nuovo regolamento porterà alla regolarizzazione di 900 mila persone in tre anni cosa che, secondo i calcoli dello stesso esecutivo, corrisponde alla quantità di stranieri necessari per sostentare l’economia. Le novità, che avevamo anticipato su queste pagine, sono molte. Innanzitutto, si riduce da tre a due anni il tempo in cui uno straniero senza documenti deve dimostrare di aver risieduto sul territorio per poter chiedere un permesso per «radicamento sociale». Oltre a questa strada, esisteranno altre 4 modi per una persona migrante per poter ottenere il permesso di residenza. Esisterà il «radicamento sociolavorativo», che si potrà ottenere presentando un contratto da almeno 20 ore settimanali (e non più 30), o anche (altra novità) una serie di contratti concatenati che raggiungano quel minimo di ore. Si contempla poi il caso del «radicamento socioformativo», che sarà dedicato a chi è in Spagna per studiare in qualche tipo di formazione: il regolamento permetterà come novità che si possa lavorare fino a 30 ore settimanali e renderà più semplice ottenere un permesso di lavoro nel caso la persona migrante, dopo essersi formata, riesca a ottenere un lavoro in quel settore.

Ci sarà poi una nuova figura di radicamento, chiamata «di seconda opportunità», destinato a tutte quelle persone che nei due anni precedenti non sono riuscite a far rinnovare il loro permesso perché hanno fatto passare la data di scadenza. In sostanza, mere irregolarità amministrative finora mai stata contemplate. Ci sarà poi una ulteriore possibilità – transitoria, dopo che il ministero degli Interni si è opposto a renderla permanente – per le persone che sono in Spagna da almeno sei mesi in situazione irregolare dopo che la loro richiesta di asilo è stata respinta (come succede nel 90% dei casi, l’anno scorso 160 mila in totale).

Per quanto riguarda i ricongiungimenti familiari, il nuovo regolamento si limita a creare un nuovo permesso di soggiorno per i parenti delle persone che hanno acquisito la cittadinanza spagnola. Tra le novità, l’età dei figli beneficiari viene estesa da 21 a 26 anni, si inseriscono realtà come le coppie non formalmente registrate e il ricongiungimento di figli e genitori di vittime di tratta, sessuale o di genere. Non sono state accettate alcune delle richieste dei ministeri in mano a Sumar (come Lavoro o Gioventù). Per esempio, che fossero 18 e non 24 i mesi di residenza per un permesso o che ai richiedenti asilo non fosse vietato avanzare la richiesta di un permesso per radicamento sociale.

Nello stesso consiglio dei ministri è stata accettata la proposta dell’altro ministero di Sumar, quello dei Diritti sociali: dare all’Unrwa, l’agenzia dell’Onu per i palestinesi, 860 mila euro per le persone che hanno acquisito un’invalidità come conseguenza degli attacchi israeliani, un’iniziativa che il ministro Bustinduy rivendicava in rete per «le vittime più vulnerabili del massacro indiscriminato dell’esercito israeliano contro la popolazione civile palestinese».

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