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Sovranisti contro destra di governo, a Praga una prateria sconfinata

Sovranisti contro destra di governo, a Praga una prateria sconfinataPraga, piazza San Venceslao il 3 settembre scorso – Ap

Proteste A scendere in piazza è stata una parte sempre più larga del paese che è esasperata dall’insicurezza energetica e dall’inattività del governo.

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 9 settembre 2022

Il successo della manifestazione contro il governo di destra di sabato 3 settembre a Praga ha sorpreso probabilmente anche gli stessi organizzatori. In cento mila nel luogo simbolo del paese, sotto la statua a cavallo di San Venceslao sulla omonima piazza, la folla è stata una delle più massicce negli ultimi decenni. A scendere in piazza è stata una parte sempre più larga del paese che è esasperata dall’insicurezza energetica e dall’inattività del governo.

LA PAROLA D’ORDINE della manifestazione, «Repubblica Ceca al primo posto», ha certo molte eco trumpiane e lepeniste. Non a casa tra gli organizzatori ci sono molte personalità delle varie organizzazione della destra nazionalista, tra questi la formazione “Libertà e democrazia diretta”, a cui si sono uniti i comunisti – niente a che vedere con quelli della Primavera ’68 – in cerca di visibilità dopo essere stati estromessi dal parlamento l’anno scorso. Anche il programma aveva un chiaro stampo nazionalistico. Dalle paure, xenofobe, del mescolamento dei popoli tra i cechi e i profughi ucraini, fino a molti punti ispirati dall’isolazionismo economico. Sull’energia, l’avvio di trattative separate con la Russia per ottenere gas a buon prezzo e la neutralità della Repubblica ceca «nel caso di un conflitto armato tra Occidente e Oriente».

La forza della piazza ha sorpreso il governo che a un anno dalle elezioni non ha dovuto affrontare moti di piazza significativi. In una reazione a caldo il premier conservatore Petr Fiala, che di professione è un politologo e quindi dovrebbe avere una cognizione più approfondita delle dinamiche sociali, ha definito la piazza organizzata e manipolata dalla Russia e forze vicine a Mosca. La dichiarazione, viso che in piazza c’erano davvero 100mila persone, è stata talmente infelice che hanno preso distanze anche alcuni membri del governo. Il tic mentale non è tuttavia inedito. Gli esponenti dell’Ods, il partito di Fiala, ad esempio da anni sostengono che il movimento contro la base militare americana – il mega-radar antimissile -, che doveva sorgere non lontano da Praga, era pagato da Mosca, senza che ci sia una benché minima prova per questo. Il piano, va ricordato, è stato alla fine revocato dall’allora presidente Barack Obama.

GLI ORGANIZZATORI della piazza di sabato hanno coperto con la loro manifestazione un vuoto. Ormai fasce molto ampie della popolazione soffre un’insicurezza energetica, che si manifesta in forti rincari della luce e del gas. La manifestazione ha dato lo sfogo a questo sentimento, a cui si unisce l’insoddisfazione con l’operato del governo. Tra gli altri, sempre a sorpresa è intervenuto il preside della facoltà di economia. Per mesi l’esecutivo di destra è rimasto quasi del tutto passivo tanto che l’hanno dovuto spronare anche i presidenti delle regioni, che appartengono per lo più a partiti governativi.

Sotto forti critiche c’è l’operato del ministro dell’industria ed ex banchiere Jozef Sikela, con cui sono ormai insoddisfatti anche molti imprenditori – elettori fedeli dei partiti di centrodestra. Da mesi il governo aveva propagandato una “tariffa sociale”, che doveva aiutare tutte le famiglie ad affrontare il caro bollette. Al varo della misura si è tuttavia scoperto, che i risparmi apportati dal programma governativo sarebbero stati minimi rispetto ai rialzi prospettati. Le imprese ceche poi lamentano una mancanza completa di sostegno, che le rende meno competitive rispetto agli altri paesi dell’Unione, dove i governi hanno già varato aiuti e finanziamenti.

L’INATTIVITÀ dell’esecutivo non è data da una mera incapacità dei vari ministri. I cinque partiti del centrodestra ceco condividono una visione del bilancio pubblico improntata all’austerity e hanno criticato i forti aumenti dei deficit negli anni della pandemia. Per questo motivo il governo è estremamente reticente a usare la finanza pubblica per compensare gli squilibri di mercato. Tra l’altro la voragine nei conti pubblici è stata aperta da una forte riduzione dell’imposta sul reddito del lavoro dipendente approvata da una strana coalizione tra l’ODS e il partito dell’ex premier Babis.

LA REPUBBLICA CECA è con la Slovacchia e l’Ungheria tra i paesi che dipendono al cento percento dalle forniture di gas dalla Russia. Il governo è convinto che riuscirebbe ad affrontare anche uno stop completo delle vendite da Mosca grazie agli stoccaggi e a un nuovo terminal di gas liquefatto nei Paesi Bassi. Ma molte famiglie non hanno la stessa tranquillità dell’esecutivo. Il caro energie tra l’altro non comincia in Repubblica Ceca con la guerra in Ucraina. In ottobre dello scorso anno uno dei più grandi distributori privati, la Bohemia Energy, ha dichiarato da un giorno all’altro la cessazione delle attività. Quasi un milione di cechi ha dovuto trovarsi un nuovo distributore e concludere contratti a prezzi molto più alti. La Bohemia Energy per l’altro non è fallita e probabilmente ha sui suoi conti ancora centinaia di milioni di corone, che potrebbe incassare il proprietario e miliardario Jiri Pisarik, noto amante del lusso e macchine da corsa.

A MUOVERSI, CON RITARDI, sono anche i sindacati. Per sabato 8 ottobre hanno convocato in piazza Venceslao una manifestazione contro la povertà e l’inazione del governo, che si preannuncia molto partecipata. Silenzio invece a sinistra. Come detto i comunisti si sono aggregati a una manifestazione trumpiana, mentre i socialdemocratici restano alla finestra impegnati nella campagna per le elezioni comunali, che si terranno fra quattordici giorni. Le voci delle nuove formazioni di sinistra fanno ancora molta fatica a parlare ad un pubblico largo. Per la destra la prateria ceca è ora sconfinata.

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