Perdono voti tutti i partiti e si moltiplica il consenso soltanto per la sua Alleanza sovranista. L’ultimo sondaggio dell’istituto “Insa” fotografa l’irresistibile ascesa di Sahra Wagenknecht, ex capogruppo della Linke ora a capo del nuovo soggetto politico in grado di sconquassare gli equilibri nazionali. Nelle intenzioni di voto dei tedeschi per le prossime urne federali il Bündnis Sahra Wagenknecht (Bsw) è già il terzo partito della Germania con il 14% delle preferenze, superato solamente dall’Union di Cdu-Csu (27%) e dai fascio-nazionalisti di Alternative für Deutschland (18%) che per la prima volta da mesi risultano in calo e non più nelle vesti di unico “outsider” dell’agone politico.

Intorno a Wagenknecht l’“Insa” misura le macerie elettorali di quel che resta della Coalizione Semaforo: il partito del cancelliere Scholz, al minimo storico del consenso personale, resta inchiodato al 14% – esattamente come il Bsw – mentre i Verdi incarnati dal ministro dell’Economia Robert Habeck e della ministra degli Esteri Annalena Baerbock raggiungono a malapena il 12% e i liberali guidati dal ministro delle Finanze, Christian Lindner, sono fermi al palo del 4%: sotto la soglia di sbarramento necessaria per entrare in Parlamento.

La Linke in piena crisi è dal 1 dicembre ufficialmente impegnata nel complesso dibattito che porterà alla sua completa rifondazione (la parola d’ordine è Neustart: nuovo inizio) e pur mantenendo lo zoccolo duro degli iscritti nei Land della ex Ddr a livello federale vale solo il 3%: quasi la metà dei punti percentuali che servono a superare la soglia d’accesso al Bundestag.

Lo «scioccante» sondaggio dell’“Insa” spicca sull’agenda politica sia della maggioranza che dell’opposizione anche se a Berlino non c’è alcuno stupore: il boom di Sahra Wagenknecht era stato ampiamente previsto dalle rilevazioni demoscopiche della prima ora al momento della presentazione del suo Gruppo in Parlamento lo scorso novembre. Allora gli esperti pronosticavano la forbice tra il 10 e il 20% di consenso per l’Alleanza a vocazione sovranista fondata da Wagenknecht insieme ad altri 9 deputati fuoriusciti dalla Linke.

La crescita del Bsw contribuisce non poco all’enorme insoddisfazione per il governo Scholz, mai così elevata dall’inizio della legislatura. Secondo il 76% dei tedeschi l’operato del governo federale è insufficiente e solo il 17% si dichiara parzialmente o pienamente a sostegno della Coalizione Semaforo: il dato peggiore per Spd, Verdi e Fdp da settembre 2021. Mentre rispetto allo scorso dicembre la sfiducia nei confronti del cancelliere Scholz è cresciuta del 3%: non una buona notizia per la segreteria della Spd che gli ha confermato il «pieno e incondizionato appoggio» nel recente congresso.

Per tutti i leader invece, indipendentemente dalla posizione politica, la chimera del futuro continua a chiamarsi inflazione. La possibilità che l’economia tedesca riparta nel 2024 è sempre più dubbia e più di qualche esperto comincia a ipotizzare apertamente che quest’anno si potrebbe chiudere addirittura col saldo negativo.

Del resto la caduta verticale della crescita della Locomotiva d’Europa è diventata strutturale (da +1,8% nel 2022 a +0,3% nel 2023) e in queste condizioni il made in Germany non si salva neppure con il sovranismo di Sahra Wagenknecht.

Nulla può contro l’impennata dei tassi di interesse della Bce, anche perché il problema è che ormai in Germania si è inceppato anche il motore dell’edilizia. La domanda interna di nuove case è crollata a causa dell’esplosione dei costi di finanziamento per i costruttori mentre chi esporta subisce le incertezze dell’economia globale alimentate dalla vecchia guerra in Ucraina quanto dalla nuova missione sul Mar Rosso che vedrà impegnata la fregata tedesca “Hessen” a fianco di Usa e Regno Unito.