La procura di Latina ha notificato l’avviso di chiusura dell’inchiesta a sei indagati per il caso della cooperativa Karibu, tra questi spiccano i nomi di alcuni familiari del deputato Aboubakar Soumahoro, eletto con l’Alleanza Sinistra Verdi. La posizione più grave appare essere quella di sua suocera, Therese Mukamitsindo, che secondo gli investigatori avrebbe contabilizzato tra il 2015 e il 2016 false fatture per 2.3 milioni di euro che avrebbero portato a un’evasione fiscale di 597.000 euro. Per quello che riguarda Liliane Murekatete, moglie di Soumahoro, Michel Rukundo (il cognato) e Marie Therese la contestazione riguarda 55.000 euro di fatture false per un’evasione di poco più di 13.000 euro. Gli altri indagati sono Richard Mutangana, Ghislaine Ada Ndongo e Christine Ndyanaho Koburangyra Kabukoma, che dal 2014 ad oggi si sono avvicendati in qualità di rappresentanti legali dell’associazione di promozione sociale Jambo Africa.

L’ipotesi della procura è che, per anni, la cooperativa Karibu, specializzata nell’accoglienza di migranti, avrebbe inserito nei suoi bilanci passivi fittizi e costi inesistenti per svariati milioni di euro. A questo proposito, nelle carte dell’inchiesta, si parla esplicitamente di «spregiudicatezza e opacità nella gestione degli ingenti fondi assegnati alla cooperativa sociale, in parte non rendicontati e in parte utilizzati per scopi apparentemente estranei allo scopo sociale: acquisto di beni presso negozi di abbigliamento di lusso tra cui Ferragamo a Roma».

La vicenda, già finita al centro delle cronache nei mesi scorsi, aveva prodotto una gigantesca polemica nei confronti di Soumahoro (non indagato), che ha anche lasciato il gruppo parlamentare di Sinistra-Verdi per confluire nel Misto. La sua immagine, costruita sulla difesa dei lavoratori migranti, era stata duramente colpita dall’entità delle accuse. Una serie di non convincenti interviste televisive, poi, di certo non ha aiutato a restaurare la reputazione dell’ex sindacalista.

Ad ogni modo, secondo l’avvocato Lorenzo Borrè, difensore di Murekatete, l’unica vera contestazione nei confronti della sua cliente sarebbe il danno erariale da 13.000 euro, «per non aver controllato che nella dichiarazione non fossero riportate fatture pagate alla Jambo Africa, onere di cui Liliane Murekatete era gravata, ma che la nostra linea difensiva contesta e in relazione alla quale in data odierna è stata depositata una memoria difensiva di 11 pagine».

Gli indagati hanno adesso venti giorni per presentare eventuali osservazioni, poi la procura deciderà se chiedere il loro rinvio a giudizio.