Soru scompiglia le carte del centrosinistra in Sardegna
Accordo che sembrerebbe chiuso tra Elly Schlein e i vertici del Movimento 5 Stelle per indicare Alessandra Todde, vicinissima al segretario pentastellato e già sottosegretaria allo Sviluppo economico nel governo Conte bis, come candidata della coalizione di centrosinistra alle elezioni regionali sarde fissate per il febbraio del prossimo anno. Questo a Roma. Ma a Cagliari la partita è più complicata. Nel Pd sardo, infatti, sono in molti a spingere verso altre soluzioni. A cominciare da Renato Soru.
Presidente della Regione Sardegna dal 2004 al 2009, Soru, in una intervista rilasciata un mese fa al quotidiano La Nuova Sardegna, ha annunciato la sua candidatura. O per essere più esatti, ha chiesto al Pd di scegliere il candidato alle regionali attraverso lo strumento delle primarie di coalizione. «Le primarie – dice Soru – sono nel dna politico del Pd e lo statuto del partito le indica espressamente come la via maestra da seguire. Va fatto anche ora in Sardegna». E alle primarie Soru vorrebbe candidarsi qualunque indicazione venisse per i gazebo dal suo partito.
L’iniziativa di Soru ha scompigliato le carte dentro il Pd e dentro la coalizione di centrosinistra, che un mese e mezzo fa hanno aperto un tavolo per definire sia il programma da presentare agli elettori a febbraio sia il nome del candidato. Tavolo che sinora si è riunito diverse volte senza riuscire a trovare un accordo. Ultima riunione ieri sera, durante la quale le primarie di coalizione sono stare ufficialmente cassate.
Contrarissimo il Movimento 5 Stelle che ha detto no specificando che l’accordo sul nome deve essere politico e deve chiudersi al tavolo di coalizione sulla base di precise scelte di programma. Il partito di Contevuole vedere le carte: di Schlein: nel gioco entrano anche le prossime regionali in Abruzzo e in Piemonte. La Sardegna andrebbe a Conte. E il Pd sardo? Aspetta. Il segretario regionale, Piero Comandini, ha sempre detto che le primarie si sarebbero fatte solo se le avesse volute tutta la coalizione.
Il veto M5S si è rivelato insuperabile. Ma anche tra le altre forze che compongono l’alleanza la scelta di ricorrere ai gazebo ha raccolto pochissimi consensi. Tiepidi i progressisti di Massimo Zedda, che in Sardegna di fatto coprono l’area politica che nella penisola è di Sinistra italiana (nell’isola debolissima). Zedda chiede un accordo politico tra le forze della coalizione che metta in primo piano il programma e che soprattutto marchi in maniera netta l’autonomia dalle segreterie romane di Pd e M5S.
Sulla stessa linea i Rosso Verdi, una formazione politica che fa riferimento al partito di Bonelli ma che ha una sua autonomia politica e organizzativa. Bocciate le primarie, il Pd ha pronti due nomi: quello di Comandini e quello di Silvio Lai, attuale senatore. Ma in campo c’è anche il sindaco di Quartu Graziano Milia.
Nella sua città Milia ha vinto le comunali raccogliendo intorno alla sua lista civica un fronte che alle tradizionali forze del centrosinistra ha aggregato formazioni di centro. A Milia guarda una parte del Pd, l’area che si raccoglie intorno all’ex presidente della Fondazione di Sardegna Antonello Cabras, che teme il ruolo di guida politica che il M5S potrebbe assumere se passasse la candidatura Todde.
E nel centro destra? Qui i giochi sono più semplici. La Lega sostiene la ricandidatura dell’attuale governatore, Christian Solinas. Che però, a parte i guai giudiziari, deve vedersela con il candidato di Fratelli d’Italia, l’attuale sindaco di Cagliari, Carlo Truzzu. In un vertice tenutosi a Roma nei giorni scorsi, Giorgia Meloni ha lanciato la candidatura di Truzzu. Salvini però resta fermo su Solinas. Un braccio di ferro. Nelle prossime settimane si vedrà chi avrà la meglio.
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