I poliziotti tirano sui cappucci e sugli zaini, trascinando gli studenti sui sanpietrini del cortile della Sorbona, calpestando tende e cartelli in solidarietà con la Palestina: nel giro di un paio d’ore, il tentativo di acampada lanciato dagli studenti parigini è stato frenato sul nascere dall’antisommossa francese.

IERI, VERSO mezzogiorno, una cinquantina di studenti hanno tentato di ripetere ciò che sta succedendo nei campus oltre-Atlantico, srotolando una grande bandiera palestinese al centro del patio della più antica istituzione accademica francese parigina, piazzando una dozzina di tende tutt’intorno. In un comunicato, gli studenti e le studentesse hanno denunciato «il genocidio in Palestina» e «l’imminente invasione di Rafah», chiedendo «lo stop ai partenariati con le università israeliane complici» e con «le aziende che sostengono la colonizzazione in Palestina», così come «la fine della repressione verso chi sostiene» la causa Palestinese e la «creazione di legami con le università palestinesi in Cisgiordania» .

Il primo ministro macronista Gabriel Attal ha fatto sapere ai media francesi di volere che «la Sorbona venga evacuata rapidamente» e, poco dopo, i reparti antisommossa sono entrati dentro la struttura. L’operazione «è durata qualche minuto» e si è svolta «nella calma», ha comunicato la prefettura di polizia di Parigi. Espulsi dal cortile interno, gli studenti si sono uniti a qualche centinaio di manifestanti nel piazzale antistante, in pieno quartiere latino, presto raggiunti da numerosi altri collettivi e da alcuni parlamentari de La France Insoumise.

QUEST’ULTIMO tentativo di occupazione è avvenuto a qualche giorno appena dall’occupazione di Sciences Po, la prestigiosa università parigina. Venerdì, dopo un primo sgombero da parte della polizia, un folto gruppo di studenti aveva bloccato l’ateneo chiedendo un’assemblea con la direzione per discutere dei partenariati con le università israeliane e domandando l’annullamento di una serie di procedure disciplinari che erano state avviate contro alcuni militanti studenteschi pro-Palestina. Dopo una giornata di blocco, la direzione aveva accolto le richieste e gli studenti erano usciti dalla struttura senza conseguenze.

Tali primi scossoni di mobilitazione studentesca sono stati accolti con aperta ostilità dalla politica francese. La ministra dell’Istruzione Sylvie Retailleau ha fustigato la direzione di Sciences Po, giudicando inaccettabile il fatto di poter discutere di «rivendicazioni illegittime» come «il boicottaggio accademico». Una tonalità simile a quella assunta dal capo dei Républicains, François Xavier-Bellamy, per il quale quello siglato dal preside di Sciences Po è un «accordo della vergogna». Persino Raphael Glucksmann, il capolista del Partito Socialista alle europee, ha dichiarato in tv che «Sciences Po tutto il diritto di decidere di sgomberare», accusando i giovani mobilitati di non aver costruito uno «spazio inclusivo».

MENTRE I SINDACATI studenteschi invitano a moltiplicare le mobilitazioni, la reazione prende connotati che si potrebbero definire grotteschi, se le conseguenze non fossero potenzialmente gravi. Dopo che, davanti a Sciences Po venerdì, alcuni studenti hanno manifestato con le mani alzate dipinte di rosso, alcuni editorialisti e intellettuali pro-Israele li hanno accusati di antisemitismo. L’autore di fumetti Joan Sfar ha diffuso sui social l’accusa, giustificandola con una foto presa dopo il linciaggio di due riservisti israeliani a Ramallah nel 2000, in piena seconda Intifada, nella quale si vede un uomo mostrare le proprie mani insanguinate alla finestra.
«Il simbolo delle mani rosse, è per denunciare che qualcuno o che un’istituzione ha le mani piene di sangue», ha spiegato Hubert Launois, uno degli studenti mobilitati di Sciences Po, al quotidiano Libération. «È un simbolo utilizzato ovunque nelle manifestazioni in Occidente, in particolare dai militanti ecologisti» ha detto.

A FARE LE SPESE di questo genere di accuse, oltre agli studenti, sono stati in particolare gli esponenti de La France Insoumise. Dopo l’annullamento di una serie di conferenze a Lille di Jean-Luc Mélenchon la settimana scorsa, la capogruppo di LFI alla Camera, Mathilde Panot, e la candidata alle europee Rima Hassan, 32enne giurista franco-palestinese, sono state convocate dalla polizia per «apologia di terrorismo».