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Sono gli infermieri la vera emergenza della sanità

La manifestazione nazionale di CGIL e UIL Salario Salute Diritti Occupazione foto LaPresseLa manifestazione nazionale di CGIL e UIL Salario Salute Diritti Occupazione – LaPresse

Una professione necessaria e trascurata Il governo pensa a colmare le carenze con l’«assistente» senza laurea

Pubblicato circa 8 ore faEdizione del 20 ottobre 2024

C’era la salute al centro degli interventi di ieri dal palco romano di Piazza del Popolo. Sono stati numerosi gli attacchi al governo i cui investimenti in sanità pubblica – quelli reali, non quelli annunciati – tengono appena il passo dell’inflazione.

«Con una società che invecchia, equivalgono a tagli» dice Serena Sorrentino, segretaria generale della Fp Cgil, che ha ricordato l’inadeguatezza delle retribuzioni: «1.470 euro è lo stipendio di un operatore socio sanitario, 1.560 quello di un infermiere».

Il segretario generale Uil Pierpaolo Bombardieri ha rincarato: «Stiamo per chiudere un accordo per far arrivare degli infermieri dall’India e noi abbiamo difficoltà a chiudere il contratto».

Se ne parla meno dei medici, ma la vera emergenza nel Servizio sanitario nazionale riguarda gli infermieri. In Francia ce ne sono 11 ogni mille abitanti, in Germania 13 e da noi solo 6. Ne servirebbero almeno 70 mila ma reclutarli sta diventando sempre più difficile, perché bassi salari e carichi di lavoro scoraggiano i giovani. Il numero chiuso per la laurea triennale in scienze infermieristiche ormai non serve, perché all’ultimo test per accedere si sono presentati 21 mila candidati per 20 mila posti: ingresso praticamente assicurato.

Invece di restituire attrattività alla professione e adeguare le retribuzioni, il governo cerca di tappare i buchi cambiando le mansioni degli operatori.

Il governo ha così tirato fuori dal cilindro la figura dell’«assistente infermiere», istituita per decreto: un ibrido tra l’infermiere vero e proprio (con laurea triennale) e l’operatore socio-sanitario (Oss), ruolo per la quale basta un diploma di scuola superiore. Per diventarlo serviranno un corso di 500 ore e due anni da Oss. L’assistente affiancherà gli infermieri e potrà svolgere alcune funzioni finora riservate ai laureati, dai prelievi alle iniezioni e alle medicazioni delle stomie.

È un ritorno al passato: le mansioni dell’assistente infermiere ricordano infatti la vecchia figura dell’«infermiere generico» resa obsoleta dalla riforma della professione che ha reso obbligatoria la laurea.

Si è mossa persino la Federazione Europea degli Infermieri per tentare (invano) di fermare il governo, ricordando che a farne le spese saranno alla fine i pazienti. «Le prove scientifiche degli ultimi 3 decenni dimostrano che la riduzione dell’istruzione degli infermieri del 10% sta aumentando la mortalità dei pazienti del 7%» ha ricordato. «È quindi fondamentale che il governo garantisca che il sistema sanitario italiano disponga di una forza lavoro infermieristica competente per fornire servizi sanitari di alta qualità e sicuri alla popolazione».

L’ok definitivo della Conferenza Stato-Regioni alla nuova figura arrivato pochi giorni fa ha dunque scontentato i sindacati degli infermieri.

Oltre a promuovere gli operatori socio-sanitari a infermieri, il governo prova anche a affidare a questi ultimi le competenze dei medici nei settori in cui questi scarseggiano.

Il ministro Orazio Schillaci ha annunciato l’istituzione di tre corsi di laurea magistrale in cure primarie, pediatria e rianimazione-emergenza. Guarda caso, sono proprio le specializzazioni in cui mancano i medici ed è difficile non vederci un tentativo di rimpiazzarli con infermieri qualificati. I laureati potranno infatti effettuare alcune diagnosi e prescrizioni, che oggi sono prerogativa dei medici.

Gli ordini puntano i piedi contro il provvedimento: «Laddove fossero attribuite ad altri professionisti competenze esclusive del medico» dice il presidente degli ordini Filippo Anelli, «saremmo costretti a valutarne l’impugnazione».

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