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Sonda Peregrine, i privati non conquistano la luna

Sonda Peregrine, i privati non conquistano la luna

Spazio Tra i suoi compiti, portare sul satellite dietro lauto pagamento ceneri umane, opere d’arte, bitcoin, souvenir terrestri

Pubblicato 10 mesi faEdizione del 20 gennaio 2024

La sonda Peregrine costruita dalla Astrobotic di Pittsburgh (Usa) sarebbe dovuta allunare senza equipaggio per una missione con dubbio interesse scientifico: tra i suoi compiti, portare sulla luna dietro lauto pagamento ceneri umane, opere d’arte, bitcoin, souvenir terrestri come lettere e cartoline. Purtroppo, la missione è partita con il piede sbagliato. Una perdita di propellente ha impedito il corretto posizionamento della navetta spaziale subito dopo il decollo. Peregrine ha raggiunto comunque l’orbita lunare, e poi è tornata verso la Terra. A quel punto la Astrobotic ne ha perso il controllo e la navetta è rientrata in maniera incontrollata nell’atmosfera, disintegrandosi sull’Oceano Pacifico.

SVANISCE così il terzo tentativo di raggiungere la luna con un mezzo privato. Ci avevano già provato la società israeliana SpaceIL nel 2019 e la giapponese Ispace nel 2023, ma anche in quei casi la missione si era conclusa con uno schianto sul suolo lunare. Ma la corsa commerciale alla luna non è finita. In febbraio dovrebbe partire la missione IM-1, sigla che sta per Intuitive Machine, l’azienda statunitense che sta preparando il lancio. Anche la Ispace farà un altro tentativo lunare nel 2024.

Poche ore prima della distruzione di Peregrine, si era verificato un altro evento storico per la nostra astronautica: giovedì, dopo un rinvio di 24 ore, è partito verso la stazione spaziale internazionale il primo italiano coinvolto in una missione privata, la Ax-3 organizzata dalla compagnia statunitense Axiom Space. L’astronauta è il quarantanovenne Walter Villadei, che avrà tre compagni di viaggio. Villadei è una figura piuttosto anomala dell’astronautica italiana e forse non è un caso che il suo esordio spaziale avvenga grazie a una società privata. Non si è formato presso l’Agenzia Spaziale Europea come i più celebri colleghi Samantha Cristoforetti e Luca Parmitano ma è un prodotto «doc» dell’aeronautica militare e dell’Agenzia Spaziale Italiana, e la sua formazione si è svolta principalmente in Russia. Non è uno scandalo, perché fino all’arrivo della SpaceX di Elon Musk l’unico mezzo di trasporto verso l’Iss era la russa Soyuz e tutti gli astronauti dovevano saperla comandare. Ma da tempo l’agenzia europea non accetta più di assegnare posti nelle sue missioni ad astronauti privi del bollino di Bruxelles e questo ha impedito a Villadei di partecipare alle missioni spaziali di Esa e Nasa.

SEBBENE gli interessati abbiano smentito ufficialmente, molti osservatori spiegarono le dimissioni di Cristoforetti dall’aeronautica italiana con le presunte (e vane) pressioni in sede europea del governo sovranista Conte I affinché Villadei fosse inserito nelle rotazioni delle missioni spaziali, sottraendo spazio a lei e a Parmitano. Rimbalzato dalle agenzie spaziali occidentali, il governo leghista-grillino tentò dapprima un abbocco con l’agenzia russa Roscosmos – era l’epoca in cui Salvini definiva Putin «il miglior uomo di governo al mondo» – per poi ripiegare sulla nascente «space economy» privata. L’Italia ha contribuito con circa 30 milioni di euro alla missione Ax-3, coperti in parte da sponsor come Technogym, Gvm Assistance o Barilla. Per pagarsi il viaggio, nelle due settimane che trascorrerà sulla Iss Villadei dovrà dunque prestarsi a discutibili sessioni di telemedicina e degustazioni di «pasta spaziale», più utili agli inserzionisti che alla scienza.

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