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Somalia, mini proroga per le truppe di Amisom. E Farmajo licenzia il suo premier

Somalia, mini proroga  per le truppe di  Amisom. E Farmajo licenzia il suo premierMilitari ugandesi del contingente Amisom in transito nella città di Afgoye – Ap

Caos politico e sicurezza Dal consiglio di sicurezza dell'Onu l'ok a prolungare la missione internazionale, ma solo per tre mesi. Intanto, mentre gli Al-Shabaab e la carestia guadagnano terreno, si rinnova lo scontro ai vertici dello stato tra presidente e primo ministro

Pubblicato quasi 3 anni faEdizione del 28 dicembre 2021

Dopo quasi due mesi di discussioni e con l’approssimarsi della scadenza del 31 dicembre, mercoledì scorso il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha prorogato di altri 3 mesi la missione Amisom in Somalia.

Amisom fu creata nel 2007 dal Consiglio per la sicurezza e la pace dell’Unione africana, con l’autorizzazione dell’Onu, e ha l’obiettivo «di assicurare la sicurezza e la pace in Somalia», grazie ai 20mila militari presenti nel paese con un ruolo di «sostegno al governo, di addestramento delle truppe somale e di messa in sicurezza del paese per la fornitura degli aiuti umanitari».

Da diversi mesi il governo somalo, l’Ua e le Nazioni Unite discutono su una riforma della missione che tutte le parti ritengono necessaria, ma sulla quale non si è trovato ancora un accordo. La dimostrazione è proprio questo rinnovo, così limitato, per prolungare la mediazione e arrivare a una riforma entro marzo 2022, con il rischio di una sua possibile «dismissione definitiva».

LA SOMALIA RICHIEDE «un rapido ritiro dalla missione, entro il 2023, con maggiori prerogative per l’esercito nazionale», mentre l’Ua vorrebbe il mantenimento di una missione «ibrida» con un sempre maggiore coinvolgimento dell’Onu. Opzione che le consentirebbe di sopperire al progressivo disimpegno finanziario dell’Unione europea, attualmente principale donatore della missione.

Da parte sua, l’Onu ha proposto di sostituire definitivamente l’Amisom con una missione differente sotto l’egida dei caschi blu con l’obiettivo di migliorare le iniziative politiche, operative e di sicurezza che attualmente vengono svolte in modi separati. La proposta è stata presa in considerazione in passato, ma attualmente le Nazioni unite non sono più convinte di questa scelta a causa dello stallo politico in atto da quasi un anno nel paese e del deterioramento della sicurezza, legata principalmente alla presenza del gruppo jihadista degli Al-Shabaab, affiliati ad Al-Qaeda.

RIGUARDO ALLE ELEZIONI presidenziali, fissate per lo scorso febbraio 2020 e rimandate numerose volte, le cose non sembrano procedere per il verso migliore a causa dello scontro ai vertici tra il presidente ad interim Mohammed Abdullahi, detto Farmajo, e il primo ministro Mohamed Husein Roble.

Ieri il presidente Farmajo ha destituito ufficialmente il primo ministro dalle sue funzioni per «corruzione». Accuse rifiutate categoricamente da Husein Roble come «strumenti politici di Farmajo, creati artificialmente per eliminare i suoi avversari politici».

Le prime votazioni negli stati confederali per la nomina dei membri della Camera bassa del parlamento, che dovrà poi eleggere il futuro presidente, sono stati bollate dalle opposizioni come «semplice saccheggio da parte di Farmajo». Tutti i rappresentanti si sono dimessi, chiedendo «un incontro urgente, per la stabilità del paese, con i partner internazionali della Somalia».

LO SCONTRO POLITICO mette in pericolo il paese, già in gravi difficoltà per la siccità e una tra le peggiori carestie degli ultimi anni, e favorisce l’espansione del gruppo al-Shabaab. Dopo i numerosi attacchi che hanno colpito Mogadiscio negli ultimi mesi, la scorsa settimana i miliziani jihadisti hanno conquistato la città di Eldheere, nello stato semi-autonomo di Galmudug, continuando a erodere terreno ai diversi governi locali nella parte centro-meridionale del paese.

«I successi realizzati dai miliziani in aree che, da oltre un decennio, erano libere dall’insurrezione jihadista sono la prova che il gruppo sta capitalizzando le profonde divisioni politiche che attanagliano il Paese» ha affermato nella sua relazione davanti al CdS, James Swan, rappresentante Onu per la Somalia.

Errata Corrige

Dal consiglio di sicurezza dell’Onu l’ok a prolungare la missione internazionale, ma solo per tre mesi. Intanto, mentre gli Al-Shabaab e la carestia guadagnano terreno, si rinnova lo scontro ai vertici dello stato tra presidente e primo ministro

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