Le nomine governative in Russia confermano ancora una volta che alla corte dello zar nessuno è intoccabile. Il ministro della difesa Sergei Shoigu, nell’esecutivo di Mosca fin dai tempi di Eltsin e a capo dell’esercito in uno dei momenti più difficili per la Russia contemporanea, è stato rimosso. Al suo posto verrà nominato Andrei Belusov, vice-primo ministro nel governo precedente ed esperto di economia.

LE VOCI su un possibile allontanamento di Shoigu circolavano da mesi. Quando l’ex capo della compagnia di mercenari Wagner, Evgenij Prigozhin, aveva iniziato la sua campagna mediatica contro la «corruzione nell’esercito» Shoigu era diventato il bersaglio principale dei suoi strali. Poi però Prigozhin è sparito e Shoigu è rimasto al suo posto. A più riprese si è anche parlato di un suo dislocamento, di una malattia o addirittura della sua morte, dato che per giorni era capitato di non vederlo più presenziare a nessun appuntamento pubblico. Poi, dopo le elezioni che hanno riconfermato Putin il suo dicastero era stato funestato da uno scandalo che aveva portato all’arresto per corruzione di Timur Ivanov, vice-ministro della difesa e uomo di fiducia di Shoigu. A fine aprile la Tass aveva parlato di una tangente «particolarmente rilevante» per l’uomo che dal maggio 2016 aveva la responsabilità della logistica dell’esercito, degli alloggi e l’assistenza medica. Anche i centri studi degli Usa avevano ipotizzato la possibilità che ai vertici dell’esercito russo fosse imminente un rimescolamento delle carte. «Putin sposta periodicamente gli uomini della sua cerchia per dimostrare che nessuno è insostituibile e che l’unico a muovere e pedine è lui» aveva scritto l’Istituto per gli studi sulla guerra.

TUTTAVIA, l’allontanamento di Shoigu contiene altre due notizie. In primo luogo, l’ex- ministro non sarà spedito in qualche ufficio periferico ma diventerà segretario del Consiglio di sicurezza, un organo consultivo occupato dai fedelissimi di Putin del quale attualmente è segretario Nikolaj Patrushev e vice Dmitri Medvedev. Patrushev è stato il capo del Consiglio di Sicurezza dal 2008 a oggi. Prima di diventare l’ombra del presidente era cresciuto nel Kgb, del quale aveva raggiunto i vertici dopo la dissoluzione dell’Urss. Secondo gli analisti da qualche tempo si era intestato troppo vistosamente le rivendicazioni della destra più integralista russa, arrivando a essere indicato come possibile deus ex machina di una eventuale transizione post-putiniana nella quale a prendere il potere sarebbe stato niente di meno che suo figlio Dmitri. Ieri però Dmitri Patrushev è stato nominato vicepremier e dunque questa teoria decade, a meno che non sia un modo per tenere i nemici più vicini degli amici.

IL DESTINO di Patrushev è ancora incerto ma è scontato che una figura ingombrante come lui non potrà essere eliminata senza clamore. Una delle ipotesi è quella che l’ex segretario rimanga all’interno del Consiglio ma sia degradato a vice di Shoigu. Carica attualmente ricoperta da Medvedev (l’uomo che una volta a settimana lancia l’allarme sull’escalation nucleare) ex-primo ministro ed ex-presidente russo. Nell’ipotesi che Patrushev prenda il suo posto sarebbe Medvedev a restare disoccupato. Il Consiglio ha diversi ruoli, pochi dei quali effettivi, ma è da sempre occupato dagli uomini di cui Putin si fida di più o da quelli che necessitano di essere controllati più da vicino. Shoigu verrà inoltre posto al vertice a capo anche del Servizio federale per la cooperazione tecnico-militare, un organismo autonomo che ha compiti di supervisione generale, non è chiaro se in carica di capo (oggi è Medvedev) o di vice. Dunque al momento sembra che Shoigu non sia stato affatto declassato, ma messo in posizione apicale (e forse di controllo) dove fino a ieri c’erano gli intoccabili di Putin.

LA SECONDA NOTIZIA è che a capo della difesa andrà, un civile proprio quando sembra che l’armata russa stia per lanciare l’offensiva che può cambiare le sorti della guerra in Ucraina. Non uno sconosciuto però: Andrei Belousov ricopre ruoli di primo piano nella politica economica russa dal 2006 ed è stato ministro e viceministro più volte, spesso in collaborazione con la presidente della banca centrale russa Elvira Nabiullina. Avrà il compito di supervisionare le spese militari che, con il 6,7% del pil, sono il capitolo di spesa pubblica più importante per la Federazione russa.

IL PRIMO MINISTRO Mikhail Mishustin, così come il ministro degli esteri Lavrov, tutti i vertici dei servizi e il capo di stato maggiore Gerasimov saranno riconfermati.