Arrestata, caricata in spalla da un soldato come se fosse un pacco e portata via, solo con il passaporto e il telefono e senza gli occhiali da vista. Questa è stata la sorte di Stefania Costantini, volontaria italiana nel campo profughi palestinese di Dheisheh (Betlemme), arrestata durante un’incursione dell’esercito israeliano che ieri all’alba ha innescato scontri con gli abitanti terminati con l’uccisione di un ragazzo palestinese di 14 anni. Amr Al Khamour è stato colpito alla testa da un proiettile esploso dai soldati. I medici hanno fatto per il possibile ma non sono riusciti a salvarlo. Un altro adolescente di Dheisheh, Adam Ayyad, 15 anni, era stato ucciso a inizio anno sempre in un raid di forze israeliane nel campo profughi noto per essere una roccaforte della sinistra palestinese e dove operano associazioni e ong di diversi paesi. Sabato scorso due palestinesi erano stati uccisi in scontri con forze israeliane a Qabatiya (Jenin). Due, Izz Eddin Hamamreh e il 23enne Amjad Khalilieh, erano membri del Jihad islamico. Poco prima un terzo palestinese, Yazan Al Jaabari, 20 anni, era morto per le ferite riportate il 2 gennaio in un conflitto a fuoco con l’esercito. Domenica inoltre è stato colpito a morte un palestinese che, secondo la versione delle autorità israeliane, aveva tentato di accoltellare dei militari. Il totale dei palestinesi uccisi dall’inizio dell’anno è salito a 14.

Stefania Costantini, 52 anni di Pisa, non faceva parte di alcuna organizzazione politica, ong o associazione. Era volontaria a Dheisheh dove aveva stretto amicizia con famiglie locali e svolgeva attività di solidarietà. I soldati forse sono stati indirizzati da qualcuno all’abitazione della mamma dell’attivista e giornalista incarcerato Nidal Abu Aker dove Stefania Costantini era ospite in quel momento. Non è chiaro se l’italiana sia stata portata via con la forza dopo che i militari avevano notato un visto turistico scaduto sul suo passaporto. Certo è che all’italiana non è stato permesso di recuperare il bagaglio. Durante le ore in detenzione ha potuto usare il suo cellulare occasionalmente e solo per essere in contatto con le autorità consolari italiane a Gerusalemme e l’ambasciata a Tel Aviv.  Costantini quindi è stata trasferita all’aeroporto Ben Gurion e messa, nel pomeriggio, su un volo ITA da Tel Aviv per Roma. Le autorità israeliane sostengono che il motivo dell’espulsione immediata dell’italiana sarebbe legato al suo visto turistico scaduto. E non hanno commentato in alcun modo il video, virale in rete, che mostra un soldato che si carica la donna sulla spalla incurante delle sue proteste e urla. Da parte sua Costantini, che ieri pomeriggio avvertiva dolore a una spalla, smentisce che il motivo della sua espulsione abbia a che vedere con il visto scaduto. Denuncia piuttosto un «arresto politico» legato alla sua presenza a Dheisheh in solidarietà con i palestinesi sotto occupazione.

È improbabile che il ministro degli esteri italiano  Antonio Tajani abbia parlato anche del caso di Stefania Costantini, portata via come un sacco dai soldati, durante il colloquio telefonico che ha avuto ieri con il suo omologo israeliano Eli Cohen. Stando alla nota diffusa dalla Farnesina Tajani ha rimarcato l’importanza che l’Italia annette alla sicurezza dello Stato di Israele ed espresso preoccupazione per gli sviluppi in Iran. Ha quindi annunciato l’intenzione di visitare Israele per rafforzare il partenariato bilaterale in ogni settore, a cominciare dalla cooperazione economica e industriale. La data del viaggio di Tajani in Israele non è ancora nota ma dovrebbe essere fissata tra fine febbraio e inizio marzo. Nello Stato ebraico intende recarsi in visita ufficiale anche Giorgia Meloni. Il suo arrivo è previsto in primavera.

Intanto ieri il braccio armato di Hamas ha diffuso un video con Avera Menghistu, il giovane israeliano etiope entrato a Gaza otto anni fa in circostanze poco chiare, ed da allora tenuto prigioniero dal movimento islamico assieme a un beduino israeliano. Hamas intende scambiare Menghistu, l’altro prigioniero e le salme di due soldati caduti nella guerra del 2014, con detenuti politici palestinesi in carcere in Israele.