I finlandesi ieri mattina si sono svegliati con la notizia che la società statale russa Rao Nordic aveva interrotto tutte le esportazioni di elettricità nel loro paese. Di fatto, da ieri, non c’è più elettricità russa in arrivo in Finlandia poiché l’utility finlandese di proprietà statale aveva già sospeso le importazioni di elettricità.

L’operatore statale del sistema di trasmissione Fingrid aveva anche limitato le restanti esportazioni russe alla fine di aprile, in modo che rappresentassero solo il 10% circa del consumo della Finlandia. La motivazione ufficiale russa è che ci sarebbero state delle mancanze nei pagamenti, motivazione smentita da Helsinki. La vera ragione del taglio è probabilmente imputabile alla scelta del paese scandinavo di aderire alla Nato. Proprio ieri mattina, dopo la notizia della sospensione dell’energia russa, il Presidente della Repubblica finlandese, Sauli Niinistö, ha telefonato a Putin per comunicargli l’intenzione di chiedere l’adesione alla Nato. Entrambi gli interlocutori hanno definito la telefonata «franca e diretta».

Niinistö ha spiegato a Putin che «le richieste russe, alla fine del 2021, volte a impedire ai paesi confinanti di aderire alla Nato e la massiccia invasione russa dell’Ucraina a febbraio scorso hanno alterato le condizioni di sicurezza della Finlandia». Putin, riferisce l’agenzia di stampa Tas, ha replicato che «l’abbandono della neutralità della Finlandia sarebbe un errore» perché «non ci sono minacce alla sua sicurezza» aggiungendo che questa scelta «potrebbe avere un effetto negativo sui rapporti con la Federazione russa». Un avvertimento al quale sono seguite minacce più esplicite da parte di esponenti del governo e della Duma russa sulle possibili conseguenze dell’adesione. Venerdì, invece, era stato il presidente turco, Erdogan, a esprimere la sua contrarietà all’adesione della Finlandia e della Svezia all’Alleanza atlantica, minacciando la possibilità di porre il veto al loro ingresso. Anche Erdogan, come Putin, ha affermato che consentire ai paesi nordici di aderire sarebbe «un errore» suggerendo che la motivazione principale è lo storico sostegno, soprattutto svedese, alla causa curda. Nonostante il percorso per la richiesta di adesione stia già evidenziando molte incognite per il futuro, le leadership di Finlandia e Svezia sono determinate a formalizzare con un voto parlamentare domani la loro richiesta di adesione.

Questa mattina il governo della socialdemocratica Sanna Marin presenterà la documentazione formale che, entro martedì, verrà rettificata da un’amplissima maggioranza parlamentare. Proprio ieri la direzione dell’Sdp, il partito della premier, ha votato a schiacciante maggioranza (53 a 5) a favore della richiesta di adesione ed è probabile che il voto parlamentare registrerà solo singole defezioni in alcuni partiti di maggioranza e opposizione. Oggi ad Helsinki, alle 13.00, scenderà in piazza il movimento pacifista per ribadire il «No alla Nato e Sì alla pace».