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Smettiamola di fare politica sul Covid

foto Orazio SchillaciIl ministro della salute Orazio Schillaci – LaPresse

Le mosse del governo Contraddizioni e allarmismi dopo due anni di opposizione a colpi di slogan contro la «dittatura sanitaria»

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 31 dicembre 2022

Il governo fa i conti con la complessità. Dopo due anni di opposizione a colpi di slogan contro la «dittatura sanitaria» ora scopre a sue spese che tenere sotto controllo un’epidemia non è così facile. Così deve fare dietrofront su alcune norme-manifesto, come quelle sulle mascherine che dovevano sparire dal 31 dicembre persino negli ospedali e ora tornano nell’armamentario della prevenzione. Marcia indietro pure su test e isolamento, di nuovo obbligatori per chi arriva dalla Cina – ma chissà perché solo per loro. Con il contrappasso, che farebbe sorridere se non si parlasse di salute, che adesso è il governo Meloni ad essere bacchettato dall’Europa e dall’Oms per l’allarmismo, l’inutilità delle misure e il rischio di discriminazioni che esse comportano. Esattamente come avvenne all’odiato ministro Speranza nel 2020.

Anche sui vaccini il governo contraddice se stesso. La premier ammicca ai No Vax e dice in conferenza stampa che l’approccio alla pandemia «conosciuto in passato non mi è parso così efficace». Il ministro Schillaci invece accusa il governo cinese per le «poche vaccinazioni eseguite rispetto al numero totale di cittadini» e elogia «la contestuale azione di efficace prevenzione sanitaria» attuata nel nostro paese.

Tra le altre cose, il governo scopre che non c’è da fidarsi troppo nemmeno delle dichiarazioni a mezzo stampa dagli scienziati più fidati. Tutti gli esperti o quasi hanno applaudito alla decisione del governo, mandandolo a sbattere quando gli epidemiologi di mestiere del Centro europeo di controllo delle malattie hanno ritenuto «ingiustificate» le misure italiane. Solo due ricercatori nostrani come Pierluigi Lopalco e Andrea Crisanti hanno ridimensionato l’utilità dei test a tappeto, sottolineando invece l’importanza del sequenziamento, da sempre il tallone di Achille della sorveglianza virologica italiana.

Com’è prevedibile, su queste mosse piuttosto goffe l’opposizione prova a lucrare rivendicando la correttezza delle scelte fatte quando era al governo. Il teatro naturale per lo scontro finale sarà la commissione d’inchiesta sulla gestione della pandemia per ora rimandata a gennaio, sempre che la Lega voglia sollevare il tema durante la campagna elettorale di Fontana in Lombardia. Piuttosto che dividersi sul virus, la classe politica tutta farebbe bene ad abbassare i toni e imparare la lezione: trarre profitto dalla pandemia è impossibile, prima o poi il virus te la fa pagare.

Teorie del complotto e slogan da social network pagano solo sul breve periodo in termini di consenso. Questo non significa che la salute sia un tema neutro da affidare ai tecnici. Al contrario: chi voglia conquistare consenso metta mano ai pronto soccorso sguarniti, freni la voracità della sanità privata, restituisca alla cittadinanza la medicina di territorio e le politiche di prevenzione e promozione della salute che rendano sani i luoghi che abitiamo. Sono questi i temi su cui destra e sinistra si possono – e si devono – dividere. E su cui, invece, si assomigliano sempre di più.

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