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Slitta l’arrivo in Italia di Patrick Zaki: «Bologna aspettami un paio di giorni»

Slitta l’arrivo in Italia di Patrick Zaki: «Bologna aspettami un paio di giorni»Patrick Zaki – Ansa

Affari esteri Per il ragazzo alcuni problemi burocratici da risolvere. Si spera entro domani. Polemiche sul rifiuto del volo di Stato da parte dello studente egiziano. La destra si offende

Pubblicato più di un anno faEdizione del 22 luglio 2023

Quando sembravano mancare soltanto poche ore al ritorno in Italia di Patrik Zaki, lo studente egiziano ha comunicato di avere ancora dei problemi burocratici. La partenza, prevista per oggi, slitta così di qualche giorno, forse un paio. «C’è un leggero cambiamento nei piani poiché è venuto alla nostra attenzione che i documenti ufficiali per revocare il divieto di viaggio saranno finalizzati domenica a mezzogiorno», ha scritto Zaki su Twitter nel pomeriggio di ieri. Concludendo il messaggio con queste parole: «Stai tranquillo Bologna, arrivo tra un paio di giorni, dobbiamo solo aspettare altri due giorni».

Singolare che queste difficoltà siano venute fuori soltanto ieri. Soprattutto considerando che mercoledì scorso, subito dopo la notizia della grazia concessa dal presidente egiziano Al-Sisi, la premier Giorgia Meloni aveva annunciato raggiante in un video: «Domani Patrick Zaki sarà in Italia».

Non è andata così e probabilmente non andrà nemmeno come avrebbe voluto il governo italiano: Zaki ha rinunciato al volo di Stato diretto a Ciampino preferendo un aereo di linea. «Gli era stata offerta la possibilità ma non è un obbligo. Torna in Italia come vuole», ha provato a tagliare corto il ministro degli Esteri Antonio Tajani (Fi).

Secondo i programmi precedenti al rinvio della partenza, sarebbe dovuto atterrare a Milano e da lì raggiungere Bologna, dove si trovano i suoi compagni di studio, l’università in cui si è recentemente laureato con 110 e lode e la professoressa del master in studi di genere Renata Monticelli a cui è legatissimo e che ha detto di voler riabbracciare per prima. E dove il Comune, ha comunicato la vicesindaca Emily Clancy, sta pensando di organizzare una festa in piazza Maggiore.

L’arrivo nel capoluogo meneghino dovrebbe permettere a Zaki di evitare sfilata e foto di rito con i massimi esponenti dell’esecutivo, che proprio a quello puntavano per capitalizzare il ritorno d’immagine della libertà ottenuta dal ragazzo. La sua scelta, infatti, ha mandato su tutte le furie le destre, di informazione e di governo. Qualcuno, come il quotidiano Libero, lo aveva accusato di essere un «ingrato». Altri, come il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri (Fi), gli avevano chiesto se avrebbe trovato il tempo di ringraziare il governo italiano «al quale deve questo risultato».

In realtà Zaki, in interviste e lettere pubblicate ieri sui quotidiani nazionali, ha detto grazie a un lungo elenco di persone. Autorità diplomatiche, esponenti della società civile, Amnesty International e anche l’esecutivo italiano. Nessuna scortesia o dimenticanza, dunque, forse solo la voglia di non prestarsi ai giochi di un governo che certo esulta per la libertà riottenuta dallo studente, ma ha già fatto capire di voler continuare a battere la strada della normalizzazione dei rapporti politici ed economici con il vicino mediterraneo. Alla faccia delle altre 60mila persone imprigionate nelle carceri egiziane per motivi di coscienza.

Di queste, insieme a Zaki, ne sono state graziate altre cinque. Tra loro c’è anche Mohamed al-Baqer. È l’avvocato di Alaa Abdel Fattah, uno dei più importanti attivisti del paese nordafricano, conosciuto come «il Gramsci d’Egitto», tuttora detenuto nelle prigioni del Cairo.

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