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Sinistre e Verdi: «Senza 5S non si vince». D’Amato congelato

Sinistre e Verdi: «Senza 5S non si vince». D’Amato congelato

Regionali Al tavolo del centrosinistra del Lazio i rossoverdi chiedono il campo largo per poter tornare competitivi. Conte: «Ripartiamo dai programmi». Il candidato designato dal Pd ora deve provare ad allargare la coalizione

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 17 novembre 2022

È il giorno che dovrebbe segnare la consacrazione della candidatura di Alessio D’Amato alla coalizione del centrosinistra. Fin dal mattino si avverte qualche scricchiolio. Il primo allarme arriva da Nicola Fratoianni: «Basta con giocatori di poker, si azzeri tutto, si riapra un tavolo di confronto sui temi, senza primi della classe e senza primogeniture. Non abbiamo voglia di replicare il 25 settembre».

IL SEGRETARIO di Sinistra italiana fa riferimento a un sondaggio uscito ieri sulle pagine romane di Repubblica, che conferma quanto era facilmente intuibile: senza campo largo è impossibile pensare di competere per la Regione Lazio. «Da quei numeri si vede che la partita è persa e i cittadini progressisti, democratici e ecologisti del Lazio devono rassegnarsi a vedere trionfare la destra. Giustamente gli girano le scatole. Come girano pure a noi». Fratoianni chiede che tutti gli attori in campo ripensino le loro posizioni. «A questa irresponsabilità da giocatori di poker va contrapposta intelligenza e umiltà – prosegue – Sappiano i giocatori di poker che non stanno giocando con le fiches ma con le vite dei cittadini del Lazio. E che la politica giochi con le vite delle persone non è mai una cosa bella».

NELLE INTENZIONI del Partito democratico, il tavolo della coalizione di centrosinistra (senza Terzo polo e M5S) convocato per annunciare la scelta di puntare su D’Amato doveva servire solo a decidere se fare le primarie. Invece il segretario regionale dem Bruno Astorre si trova davanti al dissenso di Sinistra italiana, Verdi e Sinistra civica ed ecologista, che chiedono che si riparta dal confronto programmatico e si faccia di tutto per ritrovare l’unità perduta. Poco prima, D’Amato aveva dichiarato per la prima volta di «non avere preclusioni verso l’allargamento della coalizione ai 5 Stelle». Dall’altro fronte della disputa, Giuseppe Conte invoca la necessità di «partire dal confronto programmatico». È un passo indietro rispetto al giorno prima, quando il leader del M5S aveva fatto sapere che stava prendendo in esame alcuni nomi per la presidenza della Regione. I Verdi, inoltre, portano il loro contributo al tavolo del centrosinistra spiegando con qualche dovizia di particolari e tecnicismi come si può sminare la questione del termovalorizzatore, che ormai è diventato il feticcio attorno al quale immolare il Lazio alle destre.

LA SCELTA del Partito democratico è quella di «sospendere» il tavolo e di consegnare a D’Amato una sorta di mandato esplorativo, allo scopo di allargare la coalizione. «Prendiamo atto delle scelte del Pd, legittime ma attualmente insufficienti a fare una proposta vincente per la regione Lazio – è la valutazione di Claudio Marotta di Sinistra civica ecologista – La palla è a D’Amato ascolteremo le sue parole. Il nostro appello è di riaprire il dialogo programmatico anche coi 5stelle e quindi a tutto il campo largo. Senza pregiudiziali né sul programma né sui nomi, per tornare competitivi e non lasciare la regione alla destra». Marta Bonafoni, presidente di Pop e capogruppo della lista Zingaretti fa capire che i giochi sono riaperti: «È il momento di tentare tutto quello che finora non si è tentato per costruire ponti e tornare alla coalizione larga con cui abbiamo governato nel Lazio negli ultimi due anni». Nicola Fratoianni estende l’esortazione a tutti i pretendenti: «Si azzeri tutto, si riapra un tavolo di confronto sui temi – conclude – Senza primogeniture e senza l’ossessione di piantare bandierine o fare i primi della classe. Altrimenti l’esito è segnato».

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