Accade quello che è giusto che accada a una comunità che non è avulsa dai conflitti sociali: al congresso di Sinistra italiana di Perugia irrompe la grande mobilitazione transfemminista e impone di prendere posizione. Dunque, il segretario Nicola Fratoianni dice che troverà il modo, oggi pomeriggio, di partecipare alla piazza perugina.

Lo ascoltano 420 delegati, a leggera prevalenza maschile, eletti in settantasette assemblee provinciali, per il terzo congresso di Si. «La prima parola che voglio pronunciare è pace» dice Fratoianni aprendo una relazione che rimanda alla necessità di costruire un ordine globale multipolare, giusto e democratico. Perché, prosegue, «nonostante tutto, il senso di impotenza non prevalga».

IL DOCUMENTO che lo vede come primo firmatario ha raccolto poco più del 90% dei consensi. Parla un linguaggio che non elude le grandi questioni globali e prova la (nient’affatto facile) operazione di farlo atterrare dentro la politica quotidiana e le mosse tattiche. Lo applaude in prima fila Nichi Vendola.

«Non è il tempo di aggiustamenti parziali di un meccanismo distruttivo – vi si legge tra l’altro – Si devono creare, con urgenza, le condizioni perché la critica e il superamento della natura violenta e predatoria del capitalismo e del patriarcato diventi egemonia culturale, speranza di una nuova storia dell’umanità». Di fronte a tutto ciò, recita il documento, «non individuiamo alcuna priorità fra le lotte, ma consideriamo decisivo il loro intreccio perché possano reciprocamente contaminarsi e rafforzarsi».

Da qui l’ammissione dei limiti: «Non siamo immuni alla crisi della politica, né estranei alle fratture che negli anni si sono prodotte a sinistra. Questo ci consegna un partito fragile sotto il profilo organizzativo, con un numero troppo basso di iscritti, militanti e amministratori locali, non sempre in grado di promuovere vertenze e di esserne adeguatamente parte».

Va detto che anche il documento di minoranza insiste sulla necessità innovare le categorie e le forme della politica. Contesta però al gruppo dirigente di aver fatto ricorso a «processi privi di condivisione strategica e di percorsi di confronto trasparenti e partecipati» che avrebbe esposto Si «ai personalismi e alla volatilità degli interlocutori».

«LE IMMAGINI dei giovani che trasformano il minuto di silenzio chiesto da Valditara in un minuto di rumore raccontano di quanto la soggettività femminile stia scavando nella crisi del patriarcato» scandisce Fratoianni. Sostiene che questa contraddizione emersa nei giorni scorsi dopo il tragico caso di femminicidio che ha coinvolto Giulia Cecchettin, è in grado di colpire al cuore e far crollare l’impalcatura del pensiero conservatore. L’altro tema è la campagna del governo contro i poveri, in nome del fatto che chi resta indietro in fondo se lo è meritato, e contro i lavoratori, coi sindacati sotto attacco.

E l’ambiente: quello che Fratoianni chiama «climafreghismo» è un mix di asservimento alle grandi lobby e ideologia reazionaria. Qui torna la questione della «verticalizzazione del potere e dello svuotamento del Parlamento» rappresentata dal premierato ma anche dall’esperienza quotidiana, dal ricorso continuo alla decretazione d’urgenza e alle questioni di fiducia. Fratoianni ricorda gli ultimi anni: la scelta dell’opposizione a Draghi con la forza minima di un solo deputato e poi la scelta, «in controtendenza», di fondare Alleanza Verdi Sinistra.

La prossima sfida elettorale è quella dell’Ue: «Di fronte alle destre nazionaliste e liberiste è fondamentale, quindi, lavorare affinché nel prossimo Parlamento europeo siano maggioranza le forze della sinistra di alternativa, quelle socialiste e democratiche e quelle verdi e ambientaliste». La proposta è quella anticipata nella partecipata assemblea romana dello scorso 5 novembre: «Ci rivolgiamo ancora una volta alle forze politiche, alle esperienze civiche, ai movimenti, alle singole personalità: Avs può essere un punto di riferimento nella costruzione di una larga convergenza».

PER IOLE BELARRA, segretaria di Podemos, «le forze progressiste e popolari hanno il compito di lavorare insieme, l’estrema destra può essere fermata solo con più diritti e democrazia». C’è anche Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione comunista, che sostiene che «la vittoria delle destre viene proprio dopo i governi di centrosinistra o appoggiati dal centrosinistra».

L’impressione è che la partita delle europee, con lo sbarramento del 4%, sia aperta tra le forze a sinistra del Pd. Nel 2024 si voterà anche in 5 regioni e circa 3800 comuni: l’invito di Si è quello di scongiurare le divisioni delle politiche per non lasciare il campo alle destre.

Il primo passaggio potrebbe essere una grande manifestazione unitaria delle opposizioni. Con tre parole d’ordine: per il salario minimo e contro autonomia differenziata e premierato. Il tema delle alleanze riprende oggi, con Elly Schlein e Giuseppe Conte.