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Sinema lascia i dem: al Senato è di nuovo 50 a 50

Sinema lascia i dem: al Senato è di nuovo 50 a 50La senatrice dell'Arizona Kyrsten Sinema – Ap

Stati uniti L'ex democratica - già ondivaga, tra appoggi esterni ai repubblicani e sabotaggi ai piani di Biden - passa tra gli indipendenti. La maggioranza dei senatori democratici regge comunque, ma il partito qualche domanda deve farsela

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 10 dicembre 2022

La senatrice democratica dell’Arizona Kyrsten Sinema non è più una democratica e sta cambiando la sua affiliazione al partito in “indipendente”, dando una scossa alla ristretta maggioranza dei Democratici al Senato.

“In una naturale estensione del mio servizio da quando sono stata eletta per la prima volta al Congresso – ha twittato la senatrice – mi sono unita al numero crescente di arizonani che rifiutano la politica dei partiti dichiarando la mia indipendenza dal sistema partigiano di Washington e registrandomi formalmente come un’indipendente dell’Arizona”.

IN UN VIDEO in cui ha spiegato la sua decisione, ha specificato: “Registrarsi come indipendente e presentarsi al lavoro con il titolo di indipendente è un riflesso di chi sono sempre stata. Non cambierà nulla dei miei valori o del mio comportamento”.

Su questo nessuno aveva molti dubbi, visto che Sinema ha votato molte volte con l’opposizione repubblicana, più che con il partito a cui apparteneva, rappresentando – insieme al collega del West Virginia Joe Manchin – un problema interno ai democratici e a un Senato diviso 50-50. La sua disponibilità nei confronti del Gop ha spesso limitato gli ambiziosi piani di riforme di Biden e del partito.

Sinema è una convinta sostenitrice dell’ostruzionismo, una regola del Senato che richiede la soglia di 60 voti per approvare la maggior parte delle leggi, nonostante la maggioranza dei democratici sia convinta che l’ostruzionismo porti allo stallo e regali alla minoranza la possibilità di porre il veto.

Lo scorso gennaio, i leader del partito democratico dell’Arizona hanno votato per censurare Sinema, citando “la sua incapacità di fare tutto il necessario per garantire la salute della nostra democrazia”, ​​vale a dire il suo rifiuto di andare d’accordo con i colleghi democratici per modificare la regola del Senato in modo da superare l’opposizione repubblicana a un disegno di legge che difendeva il diritto di voto.

IL RIMPROVERO era più che altro un atto simbolico ma comunque sorprendente, visto che erano passati solo due anni da quando Sinema era stata eletta, riportando il seggio del Senato dell’Arizona all’ovile democratico, per la prima volta in più di 20 anni.

Anche se il cambiamento di rotta di Sinema non cambierà gli equilibri di potere al Senato dove i Dem mantengono la loro risicata maggioranza, costituisce comunque un problema dando al Senato meno respiro di quanto sperassero; gli altri due indipendenti del Senato, Bernie Sanders e Angus King del Maine, si sono sempre schierati con i Democratici, mentre Sinema non promette di fare lo stesso.

La buona notizia per i Democratici è che Sinema intende comunque mantenere i suoi incarichi nelle Commissioni, assicurando al partito il vantaggio di un seggio in ognuna di queste, il che significa che sarà più facile confermare i candidati, giudiziari ed esecutivi. Con l’uscita di Sinema i Dem hanno ancora la maggioranza al Senato, considerando il voto decisivo della vicepresidente Kamala Harris e, avendo strappato un seggio al Gop, sono in una posizione invariata rispetto a prima del midterm.

La sua decisione sembra avere un impatto più che altro sulla vita politica della senatrice, ma comunque coinvolgerà anche il partito Democratico, a livello sia locale che statale. Sinema non ha ancora ancora detto che intenzioni ha per la rielezione nel 2024, e se si candiderà come indipendente, di certo una nuova prospettiva potrebbe scuotere le dinamiche della corsa. Una sua candidatura al di fuori dei Dem, potrebbe portare a una battaglia a tre, con un seggio conteso da un repubblicano, un democratico e da Sinema come indipendente.

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