Milano corre ai ripari per affrontare la siccità. Il sindaco Beppe Sala ha firmato un’ordinanza che invita «cittadine e cittadini a ridurre al minimo l’uso di acqua potabile sia domestico che per irrigare prati, giardini privati e pulire terrazzi e cortili». La decisione arriva dopo che la Regione Lombardia ha decretato, venerdì, lo stato di emergenza idrica fino al 30 settembre.

Sala ha anche disposto la chiusura di tutte le fontane salvo «dove sia presente fauna e flora e i laghetti-rogge dei parchi cittadini» e la sospensione dell’irrigazione a spruzzo delle aree verdi. E raccomanda, per ridurre i consumi di energia e abbassare il rischio di blackout, di mantenere la temperatura di uffici, negozi, abitazioni a 26 gradi. Le fontanelle resteranno, invece, aperte «visti le temperature e l’arrivo di una nuova ondata di calore».

Le previsioni meteorologiche non sono, infatti, incoraggianti. È atteso un caldo record già dalle prossime ore e fino ai primi di luglio, soprattutto nelle regioni del Centro e del Sud con temperature bollenti a Firenze, Roma, Napoli e Reggio Calabria. Non si escludono picchi oltre i 43-44 gradi nelle zone interne di Sardegna e Sicilia. È una condizione che non che può acuire la grave crisi idrica, che dal Nord si sta estendendo a tutta Italia. Il decreto siccità sullo stato di emergenza, che dovrebbe stabilire i criteri degli indennizzi all’agricoltura e definire le misure di razionamento dell’acqua, tarda ad arrivare. Dopo una settimana di annunci e attese, potrebbe essere emanato nei prossimi giorni. Salvo ulteriori sorprese.

Critica la situazione nel Lazio, dove il Tevere ha una portata ridotta al minimo. «In alcune zone del Piemonte, come l’Astigiano, si rischia una raccolta del -30% delle uve destinate alla produzione di vino», segnala Coldiretti. Dal governo, interviene il leghista Gian Marco Centinaio, sottosegretario alle Politiche agricole: «Alcune produzioni agricole rischiano perdite del 70% per la mancanza d’acqua. La siccità è un problema nazionale, bisogna ragionare su un nuovo piano nazionale per rinnovare le infrastrutture irrigue, come gli invasi».