Mathieu Molard

Il ministro degli Interni francese, Gérald Darmanin, ha riferito che «51 candidati o militanti» sono stati vittima di aggressioni, per la maggior parte a opera dell’estrema destra. Secondo vari media francesi – tra i quali Mediapart, Streetpress, Libération e Le Monde – almeno una cinquantina di candidati del Rassemblement National hanno proferito dichiarazioni razziste, omofobe o antisemite. Per il giornalista Mathieu Molard, caporedattore del giornale online Streetpress e uno dei maggiori esperti dell’estrema destra francese, la violenza che circonda quest’elezione è legata alla crescita dei consensi del Rn, mai come oggi così vicino alla conquista del potere.

Qual è il panorama attuale dell’estrema destra violenta in Francia, oggi? Quali sono i suoi legami con il Rassemblement National?
Ci sono circa 150 gruppi estremisti di destra extra-parlamentari attivi nel paese. Più della metà di questi compiono azioni violente. Grosso modo, si possono suddividere in quattro grandi «famiglie». La prima è composta da gruppi neofascisti vicini, per esempio, a Casa Pound in Italia. La formazione più conosciuta è il Groupe Union Défense (Gud), un’organizzazione giovanile neofascista la cui attività principale è l’esercizio della violenza. La sera della dissoluzione dell’Assemblée Nationale, dopo la vittoria del Rassemblent National (Rn) alle europee, quattro militanti del Gud sono stati arrestati dopo aver aggredito un omosessuale a Parigi. Il padre di uno di questi è un amico intimo di Marine Le Pen, suo nonno è un amico di Jean-Marie Le Pen, è un ragazzo che Le Pen figlia ha visto crescere. Per dire la prossimità con il Rn. C’è poi una seconda corrente ideologica, gli identitari, convinti sostenitori della teoria complottista della «grande sostituzione etnica». Alcuni gruppi di questa galassia sono molto violenti, ma è soprattutto la loro ideologia che è divenuta maggioritaria in seno al Rn. Tutta una serie di collaboratori parlamentari, deputati, impiegati di vario genere del partito sono all’origine dei militanti identitari. La terza grande famiglia sono i monarchici, l’estrema destra borghese e anti-Dreyfus, come l’Action Française, vera e propria scuola di formazione per i quadri dell’estrema destra. Infine, vi sono i cattolici integralisti, che contano decine di migliaia di membri e una presenza territoriale capillare. La Fraternità Sacerdotale San Pio X, per esempio, possiede chiese e aziende in tutto il paese. Alcuni membri della famiglia Le Pen ne hanno frequentato le scuole.

Come si comporta il Rn rispetto a questa galassia che gli gira attorno?
Non è che ci gira attorno, è che il Rn è la sua «vetrina» legale. Per capirlo bisogna risalire alla nascita del Front National nel 1972. L’atto di nascita del Fn è il «compromesso nazionalista», una teoria forgiata dallo scrittore antisemita Charles Maurras, fondatore dell’Action Française, cioè l’idea che i gruppi di estrema destra debbano fare dei compromessi tra loro per pesare sul piano politico e prendere il potere. I fondatori del Fn per la maggior parte sono gente che aveva collaborato coi nazisti, e che decidono «de-diabolizzare» l’immagine della loro famiglia politica. È per questo che Jean-Marie Le Pen viene scelto per prendere la guida del partito, perché è considerato un moderato in quel campo. La storia del Fn-Rn è quella di una perenne legittimazione di questi gruppuscoli. È vero che Jordan Bardella non ne ha mai fatto parte, ma è anche vero che riprende parola per parola le teorie formulate dagli identitari, e che assume dei collaboratori che vengono da quelle storie lì. Anche se lui personalmente non ne ha fatto parte, sono gruppi che hanno un’influenza su di lui e sugli altri quadri: frequentano gli stessi bar, sono amici. Il Rn potrà continuare a ritirare candidati imbarazzanti all’infinito, non servirà a niente, perché sono la stessa cosa, la stessa storia, la stessa ideologia, lo stesso partito.

Il Rn potrebbe eleggere più di 200 parlamentari. Cosa cambierebbe con una pattuglia di deputati così grande?
Una rappresentanza politica del genere apre una quantità di sbocchi professionali a un sacco di gente: centinaia e centinaia di collaboratori parlamentari da assumere, milioni di euro in aiuti di Stato che finiranno nelle tasche dei peggiori gruppetti. In secondo luogo, c’è un sentimento di «potenza» che attraversa quell’universo. Dopo la dissoluzione della Camera, vi sono state manifestazioni neofasciste in varie città. I rubinetti della violenza neofascista si stanno aprendo, perché si sentono maggioritari. Hanno passato l’intera loro esistenza ai margini e ora che sono alle porte del potere, si sentono forti. Ci tengono a farlo sapere, in modo violento. E non è detto che si potrà contare sulla polizia, un’istituzione incancrenita dall’estrema destra, nella quale un sacco di membri sono anch’essi pronti a commettere violenze.