«In questo mestiere la gente non ci va in pensione. Si muore prima, ne abbiamo diversi di colleghi che sono morti così», dice Mekfi, stravaccato sul cofano di una macchina parcheggiata davanti al deposito della Pizzorno, una delle principali aziende di smaltimento dei rifiuti di Parigi. «Pensare che uno spazzino lavori fino a 64 anni… quelli sono fuori di testa! », ride, in riferimento al progetto di Macron di alzare l’età pensionabile.

Mekfi è autista dei camion della spazzatura e delegato Cgt del deposito di Vitry, nella banlieue sud-est della capitale. Hanno incominciato a scioperare il 7 marzo e hanno deciso di continuare a bloccare fino al 20. Contro la riforma delle pensioni di Macron, «ma soprattutto per i salari», aggiunge Franck, di mestiere ripeur, cioè netturbino, «e per il riconoscimento della nocività, Macron ce l’ha tolto come tante altre cose» dice, accennando a una delle prime riforme del codice del lavoro dell’allora neo-eletto presidente, che nel 2017 aveva ridotto i criteri di nocività che permettevano di accedere alla pensione anticipata.

Alle spalle di Franck e Mekfi si estende un grande parcheggio con decine di grossi camion bianchi, fermi. Una trentina di spazzini, in divisa d’ordinanza, assieme a qualche solidale, circonda un piccolo gazebo con su scritto: Pizzorno: No pasaran! A fronte del disagio causato dai blocchi dei netturbini attorno alla capitale, l’azienda ha cercato di fare ricorso a precari reclutati in altre regioni per far uscire i camion e spezzare i picchetti. «Sono riusciti a far uscire qualche camion di notte, ne hanno nascosti un paio fuori dal parcheggio, ma non importa», dice Mekfi, «al massimo riescono a smaltire un paio di tonnellate». Una goccia nel mare: in questi giorni, sui marciapiedi dei bei quartieri parigini, si sono accumulate più di 7.000 tonnellate di spazzatura, secondo l’Agence France-Presse.

Se il movimento contro la riforma delle pensioni è entrato nel vivo a inizio marzo, qui a Vitry i lavoratori erano in vertenza già da diversi mesi, racconta Selif, anche lui ripeur. Con 20 anni di carriera alle spalle, non gli mancherebbe molto alla pensione, ma «l’idea di lavorare due anni di più… uno dovrebbe provare a fare questo lavoro anche solo per una settimana: i pesi, i miasmi, le notti. Il corpo non regge», dice. Per lui, la questione della pensione è solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. «Abbiamo salari bloccati da anni», afferma, e sono mesi che cercano di ottenere aumenti e l’inclusione degli sporadici ‘premi’ concessi dall’azienda nella busta paga. Senza successo.

Quasi tutti i depositi attorno alla capitale sono bloccati, così come gli inceneritori che costellano la banlieue. Gli impianti di Issy-les-Moulineaux (sud-ovest) e quello d’Ivry-sur-Seine, nella banlieue sud, il più grande inceneritore d’Europa, sono fermi da una settimana, presidiati da nutriti picchetti giorno e notte. Dalla banlieue parigina, la grève della spazzatura si è estesa alle altre città, come a Rennes, Nantes e Rouen.

Il movimento degli spazzini ha creato uno dei più grossi disagi dall’inizio della mobilitazione, persino più visibile del blocco periodico dei treni e dei trasporti. Tanto che il ministro degli interni Gérald Darmanin ha intimato alla sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, di requisire i lavoratori necessari per risolvere la situazione. Di fronte al rifiuto della sindaca di centro-sinistra, che ha dichiarato che il comune di Parigi è «solidale» col movimento sindacale, il governo ha minacciato di agire per conto proprio.