Come nella più classica delle peggiori tradizioni lo sgombero arriva ad agosto. E così alle 7 di mattina di ieri la polizia è entrata nel centro sociale Casa Loca di Milano, nel quartiere Bicocca, e ha messo sotto sequestro lo stabile. Quella del sequestro dello stabile su mandato giudiziario è una delle nuove modalità usate dalla Questura di Milano per sgomberare gli edifici occupati; era successo un anno fa anche all’occupazione dell’ex cinema Splendor fatta dal movimento delle tende contro il caro affitti.

A seguito di una denuncia della proprietà l’autorità giudiziaria emette un mandato di sequestro preventivo e lo stabile viene sgomberato e chiuso con i sigilli della magistratura. In questo caso la denuncia era partita tre anni fa dalla società Lambda srl, della galassia della Pirelli Re, oggi Prelios, ovvero i padroni storici dell’area della Bicocca dove fino agli settanta sorgeva la storica fabbrica di pneumatici. Prelios si occupa anche di immobiliare e la palazzina occupata per 21 anni dagli attivisti di Casa Loca è perfetta per essere trasformata in nuove abitazioni per studenti a peso d’oro, com’è nella più recente tradizione meneghina.

Casa Loca era stata occupata nel 2003 in quella che ai tempi della Pirelli era la palazzina del dopolavoro, e infatti il quartiere la conosceva così, come un luogo di ritrovo dove mangiare e passare il tempo. E in un certo senso è quello che è stata Casa Loca: uno spazio sociale che aveva attivato una mensa popolare, uno studentato collettivo, votato all’internazionalismo. Dentro Casa Loca aveva sede l’associazione Ya Basta! legata al movimento zapatista del Chiapas.

Un’occupazione nata dopo il G8 di Genova, sulla scia dei movimenti altermondialisti. Un’anomalia in un quartiere dove spuntano palazzi venduti come di lusso e dove il verde viene recintato e messo a disposizione dei privati. «Dentro lo stabile ci sono ancora buona parte delle nostre cose di 20 anni di attivismo» racconta Daniele, storico attivista di Casa Loca. «Per riprenderle dovremo metterci d’accordo con la proprietà e la polizia perché ora funziona così, gli stabili vengono messi sotto sequestro e non ti lasciano neanche il tempo di portare via le cose».

Dentro allo stabile al momento dell’irruzione della polizia c’era una persona che in questo periodo dormiva lì. «C’era molta polizia quando siamo arrivati, avevano bloccato la strada, non c’era alcuna possibilità di avvicinarsi allo spazio. Poi è arrivata anche la proprietà».

La palazzina è in una posizione strategica per la sua vicinanza all’università Bicocca e può far gola a chi vuole fare nuove abitazioni. «Non mi sorprenderà se faranno speculazione edilizia». Per gli attivisti il sequestro e lo sgombero sono stati una mezza sorpresa perché da tre anni dalla proprietà e della Questura non si era più fatto sentire nessuno.

«20 anni fa abbiamo anticipato il tema del caro casa e degli studentati. Avevamo occupato apposta quello stabile lasciato vuoto davanti all’università con l’idea di farne una mensa e un piccolo studentato autogestito» racconta ancora Daniele. «Siamo nati dall’associazione Ya Basta!, la nostra matrice è zapatista e internazionalista. Poi chiaramente col passare degli anni le persone invecchiano, si spostano, fanno anche altre cose, ma la radice è rimasta sempre quella».

Dalla giunta milanese non si è fatto sentire nessuno, «ma cosa vuoi che gliene importi al sindaco Sala» dice Daniele. «Non c’è nulla di strano, la giunta si fa paladina dei diritti civili ma si disinteressa di quelli sociali. È così da Expo 2015». E il governo nazionale? «L’aria che tira con questo governo fascistoide è questa, loro staranno godendo». Solidarietà agli attivisti è arrivata dai consiglieri comunali di Europa Verde Tommaso Gorini, Francesca Cucchiara e Carlo Monguzzi. 

«Mentre Bicocca continua a popolarsi di studentati esclusivi, oggi perde un presidio che da più di vent’anni assicurava una mensa sociale e un pensionato universitario, oltre a iniziative culturali e intellettuali» hanno scritto in un comunicato Gorini e Cucchiara.

«Da anni i militanti di Casa Loca aiutavano i poveri e i diseredati italiani e stranieri ad affrontare le difficoltà di una città difficile come la nostra. Oggi il gruppo Pirelli avrà una casa in più e i poveri una casa in meno. E Milano sarà un po’ meno accogliente e un pochino più triste» ha detto Monguzzi. 

Solo pochi giorni fa a Genova era stato sgomberato un altro centro sociale occupato nel 2003 come Casa Loca, il Buridda. «Si chiudono spazi di agibilità, ora bisogna capire se a qualcuno interessa riaprine di nuovi» dice Daniele.

A settembre Casa Loca avrebbe voluto riaprire il progetto abitativo chiuso nel periodo del Covid. Su Instagram avevano pubblicato un avviso pubblico. «Volevamo ripartire a settembre e tornare a ospitare una decina di persone l’anno. Ne abbiamo ospitate un centinaio nella nostra storia. Ora purtroppo non si potrà far ripartire nulla, ma la fame di alloggi resta alta». E gli squali dell’immobiliare milanese sono pronti ad occuparsene a modo loro.