Sgomberato il «ghetto» della Felandina, ma per molti migranti non è la soluzione
Lavoro nei campi Centotrenta braccianti stranieri sono stati trasferiti in altre strutture, ma senza un vero e proprio piano di ricollocamento. Per gli altri occupanti, un numero imprecisato compreso tra i 400 e i 600, che sfuggono ai radar istituzionali, non c’è un’alternativa
Lavoro nei campi Centotrenta braccianti stranieri sono stati trasferiti in altre strutture, ma senza un vero e proprio piano di ricollocamento. Per gli altri occupanti, un numero imprecisato compreso tra i 400 e i 600, che sfuggono ai radar istituzionali, non c’è un’alternativa
Colpo di coda dell’ormai ex ministro dell’Interno Matteo Salvini: ieri a Metaponto di Bernalda (in provincia di Matera) è stato sgomberato il ghetto della Felandina, una serie di capannoni di un consorzio industriale mai nato e poi diventato alloggio per centinaia di braccianti stranieri che si guadagnano la giornata nei campi del Metapontino.
È così che centotrenta persone sono state trasferite in altre strutture, senza che tuttavia esista un vero e proprio piano di ricollocamento. In realtà, comunque, il totale degli occupanti dei cinque opifici abbandonati sarebbe un numero imprecisato compreso tra i 400 e i 600, persone che sfuggono ai radar istituzionali e che, spesso e volentieri, vengono reclutati per i lavori in campagna attraverso il caporalato.
L’accusa di star gestendo male la situazione, adesso, viene mossa dal «Forum delle terre di dignità» che ha sì definito la Felandina come un vero e proprio «ghetto» ma ha anche fatto presente la mancanza di «un piano di evacuazione efficace e giusto per i migranti». I posti messi a disposizione, infatti, non sarebbero abbastanza per tutti e il timore, più che fondato, è che a decine finiranno a dormire in mezzo a una strada.
È la solita storia: basta spostare i migranti per poter dire di aver risolto un problema, anche se poi in realtà tutto resta come prima, soltanto viene spostato altrove, nell’indifferenza più o meno generale. La politica locale, che per ora si limita ad osservare a distanza la situazione, sembra più che altro preoccupata per il rischio che nei prossimi giorni verrà a mancare un bel numero di braccianti, almeno finché non si capirà dove verranno piazzati questi migranti, trattati praticamente come dei pacchi da spostare qua e là nel territorio, andando incontro spesso a lamentele di vicinato e polemiche spicciole nei consigli comunali.
La decisione di sgomberare la Felandina è arrivata dopo che lo scorso 7 agosto scoppiò un incendio in un capannone in seguito al quale morì una 27enne di origine nigeriana.
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