Sette continenti in sciopero. Oggi anche l’Italia in piazza
Ambiente La giunta di Roma approva la «Dichiarazione di emergenza climatica». Cgil: «Saremo con i giovani, gli studenti e i lavoratori»
Ambiente La giunta di Roma approva la «Dichiarazione di emergenza climatica». Cgil: «Saremo con i giovani, gli studenti e i lavoratori»
L’Italia oggi scende in strada per il clima, unendosi agli oltre 210 stati della Terra coinvolti in quello che si presenta come il movimento politico più esteso della storia. La settimana di mobilitazione che si conclude oggi con lo sciopero in 27 paesi, è stata costellata di grandi manifestazioni e azioni in migliaia di città.
Ad attivarsi non solo le grandi metropoli come New York – che con i suoi oltre 250.000 in piazza venerdì scorso ha aperto le danze in presenza anche dell’attivista simbolo della rivolta, Greta Thunberg – ma anche tanti piccoli centri disseminati nei sette continenti. Da Kigali in Rwanda a Ulaanbataar in Mongolia, da Riyadh in Arabia sauditaa Tijuana in Messico.
In Italia gli attivisti climatici hanno segnalato con sit-in, azioni e conferenze i temi principali intorno ai quali si sta delineando l’agenda globale per l’ambiente. Dalle vetrine «insanguinate» di vernice rossa della catena di abbigliamento H&M a Torino, ai flash mob che inscenavano delle esecuzioni, i ragazzi in piedi su cubi di ghiaccio con un cappio legato al collo, come è accaduto a Cagliari, Firenze e Siracusa.Fino al presidio in Campidoglio che ieri ha ottenuto l’approvazione da parte della giunta capitolina della «Dichiarazione di Emergenza Climatica». Lo stivale è stato inondato di gesti di protesta per porre al centro del dibattito politico il disastro ambientale. «Oggi saremo in piazza per chiedere la riduzione delle emissioni, il definanziamento alle fonti fossili, un ripensamento del trasporto urbano, la riconversione produttiva. Ma anche e soprattutto giustizia sociale, non vogliamo che i costi della riconversione ricadano sui lavoratori» dice Marianna Panzarino, 24 anni, attivista di Roma.
Il coinvolgimento dei settori produttivi è un dato importante di questa terza edizione degli scioperi climatici. Dopo l’adesione di Cobas, Usb e altri sindacati di base, insieme al settore della conoscenza Flc-Cgl, ieri è arrivata anche la nota della segreteria nazionale della Cgil «Saremo al fianco dei giovani, degli studenti e dei lavoratori, perché questa importante battaglia potremo vincerla solo se la combattiamo uniti» si legge nel comunicato.
Pur non avendo indetto uno sciopero generale, il sindacato che conta più iscritti in Italia, ha lanciato per oggi assemblee in tutti i luoghi di lavoro per discutere di ambiente e diritti. Il segretario Landini sarà presente all’assemblea dei lavoratori dell’aeroporto di Fiumicino dove sono stati invitati a parlare anche gli attivisti di Fff. Cortei di massa sono previsti oltre che in Italia anche in diversi altri paesi tra cui Olanda, Belgio, Spagna, Grecia, Venezuela, Germania, Messico, Thailandia. A Montreal, in Canada, dove sono attese 300.000 persone, ci sarà anche Greta Thunberg, che incontrerà il sindaco della città.
La sedicenne svedese che tre giorni fa col suo intervento di fronte all’Assemblea delle Nazioni unite ha scosso le coscienze e i sentimenti di milioni di persone, suscita consenso ma anche critiche e polemiche, soprattutto sui social. «Credo che le critiche a questa ragazza siano motivate dal fatto che intorno al tema ambientale si muovono tanti interessi economici» dice David Wicker, 14 anni di Fff Torino «ma tanti probabilmente sono mossi anche solo da ignoranza e cattiveria».
Intanto il vertice straordinario Onu sul clima, tenutosi lo scorso lunedì, è stato valutato come deludente dalla maggior parte degli osservatori. Nessuna dichiarazione di sostanza da parte di Usa e Cina, le due potenze più inquinanti, e pochi impegni vincolanti annunciati anche da parte degli altri stati.
Nel frattempo mercoledì è stato diffuso l’ultimo rapporto dell’IPCC (Intergovernamental Panel on Climate Change), frutto di oltre settemila ricerche scientifiche incrociate, i cui toni sono foschi e allarmanti. Particolare preoccupazione destano l’innalzamento dei mari, le cui temperature mai così elevate lasciano spazio a esiti imprevedibili, e lo scioglimento dei ghiacci che sta devastando interi eco-stistemi. Se la comunità scientifica è quasi unanime nel denunciare l’urgenza di un’inversione di rotta, tra i vertici dell’economia e della politica sembra regnare ancora una gelida immobilità. Intanto la protesta dilaga nei sette continenti.
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