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«Servono aiuti per i migranti cacciati da Sfax»

«Servono aiuti per i migranti cacciati da Sfax»

Immigrazione Un gruppo di Ong tunisine ha lanciato un grido d'allarme per la situazione «catastrofica» dei migranti dell'Africa subsahariana

Pubblicato più di un anno faEdizione del 16 luglio 2023

Un gruppo di Ong tunisine ha lanciato un grido d’allarme per la situazione «catastrofica» dei migranti dell’Africa subsahariana espulsi da Sfax, città principale punto di partenza verso l’Italia, chiedendo per loro un «alloggio di emergenza» nei centri di accoglienza che assicuri assistenza sociale, umanitaria e sanitaria. L’appello è stato lanciato dal presidente della Lega tunisina per i diritti dell’uomo, Bassetti Trifi, in una conferenza stampa a Tunisi come riportato dall’agenzia Tap.

Un centinaio di manifestanti sono scesi in piazza venerdì sempre a Tunisi raccogliendo l’invito di un movimento «antifascista» per esprimere la loro «solidarietà ai migranti irregolari», riferisce inoltre il sito del Forum tunisino per i diritti economico sociali. In seguito agli scontri che hanno causato la morte di un tunisino il 3 luglio scorso, centinaia di migranti africani sono stati cacciati da Sfax, in seguito portati dalle autorità, secondo Human Rights Watch, in «zone inospitali vicino alla Libia a est e all’Algeria a ovest». Senza acqua, cibo o riparo a temperature superiori ai 40 gradi, molti sono morti, ha denunciato di recente Hrw, mentre le autorità hanno dichiarato di aver trasferito in centri sicuri, con l’aiuto della Mezzaluna Rossa, tutti i migranti bloccati nelle zone di frontiera.

Secondo il portavoce del Forum Romdane Ben Amor, tra i 100 e i 150 migranti, tra cui donne e bambini, si troverebbero ancora in una zona militarizzata al confine libico, senza alcun aiuto. Ben Amor ha procisato che «circa 165 migranti, abbandonati vicino al confine algerino, sono stati invece prelevati e portati in un luogo sconosciuto». «I migranti vengono trasferiti da un luogo all’altro, e altri gruppi, in condizioni catastrofiche, si nascondono per paura di avere la stessa sorte di quelli bloccati alle frontiere», ha denunciato Ben Amor.

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