Senza voucher è boom di contratti a chiamata e somministrati
Rapporto Istat-Inps-Inail e ministero del Lavoro Dai nuovi dati sul primo trimestre 2017 la conferma che i ticket sostituivano rapporti più strutturati e tutelati. Migliora il tasso di occupazione (57,6%), ma resta un punto sotto i livelli pre-crisi. In forte crescita anche gli infortuni mortali (+12,4%)
Rapporto Istat-Inps-Inail e ministero del Lavoro Dai nuovi dati sul primo trimestre 2017 la conferma che i ticket sostituivano rapporti più strutturati e tutelati. Migliora il tasso di occupazione (57,6%), ma resta un punto sotto i livelli pre-crisi. In forte crescita anche gli infortuni mortali (+12,4%)
Nuovi dati sull’occupazione confermano che i voucher (parliamo ancora del vecchio tipo) venivano utilizzati dalle aziende per sostituire lavoro contrattualizzato: secondo il rapporto di Istat-ministero del Lavoro-Inps-Inail diffuso ieri, nel primo trimestre 2017 si è registrata una impennata dei contratti a chiamata (+13,1% dopo quattro anni di calo costante) e dei somministrati (+22,4%). Lo stop alla vendita dei voucher era stato disposto il 18 marzo 2017, e gli stessi autori del report spiegano che la crescita degli altri strumenti è dovuta anche ai fenomeni di sostituzione rispetto ai ticket .
Secondo i dati forniti dall’Inps, i voucher venduti nel primo trimestre 2017 sono stati 28,5 milioni con una riduzione del 2,1% rispetto ai 29,1 milioni del primo trimestre 2016 (calo dovuto all’intervenuto stop alla vendita). Il numero dei lavoratori a chiamata o intermittenti (Uniemens-Inps), dopo quattro anni di progressiva riduzione tendenziale, interrotta solo dal leggero rimbalzo del quarto trimestre 2016 (+2,5%), nel primo trimestre 2017 ha subito un notevole incremento (+13,1%), anche a seguito di fenomeni di sostituzione rispetto ai voucher. E sono cresciuti, come detto, in modo sostenuto anche i somministrati: nel primo trimestre 2017 la variazione tendenziale raggiunge il valore massimo (+22,4%) degli ultimi quattro anni a fronte di una stabilità di intensità lavorativa (21 giornate retribuite nel mese).
Migliora il tasso di occupazione (di due punti rispetto al picco della crisi, ma ancora più basso di un punto del livello pre-crisi), ma la dinamica del mercato del lavoro è per il momento più lenta rispetto a quella della crescita del Pil. «Nel primo trimestre 2017 – spiega il rapporto – prosegue la tendenza all’aumento dell’occupazione su base annua e in termini congiunturali. Le dinamiche del mercato del lavoro si sono sviluppate in un contesto di significativa crescita del prodotto interno lordo, che ha segnato un aumento congiunturale dello 0,4% e un tasso di crescita tendenziale dell’1,2%».
L’input di lavoro misurato in termini di Ula (Unità di lavoro equivalenti a tempo pieno) mostra però come detto una dinamica più lenta di quella del Pil (+0,2% sotto il profilo congiunturale e +0,8% in termini tendenziali) segnalando una tendenza alla crescita della produttività del lavoro. Il tasso di occupazione destagionalizzato è stato pari al 57,6%, in crescita di due decimi di punto rispetto al trimestre precedente. Considerando l’ultimo decennio (2008-2017), il tasso recupera oltre due punti percentuali rispetto al valore minimo (terzo trimestre 2013, 55,4%), ma è ancora distante di oltre un punto da quello massimo registrato nel secondo trimestre del 2008 (58,8%).
Trend in crescita per gli infortuni: nel primo trimestre 2017 sono stati 134 mila (di cui 22 mila in itinere), in aumento del 5,9%. Nello stesso periodo le denunce di infortunio con esito mortale sono state 190 contro le 169 dello stesso trimestre 2016 (+12,4%).
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