Internazionale

Senza precedenti, Hamas attacca Israele. Bombe su Gaza

Senza precedenti, Hamas attacca Israele. Bombe su GazaUno dei missili lanciati da Hamas verso il territorio israeliano foto – Ap/Hatem Moussa

La sorpresa della guerra Duecento gli uccisi israeliani, oltre 230 i palestinesi. Soldati e civili presi in ostaggio. Per ore pezzi di città controllati dai miliziani

Pubblicato circa un anno faEdizione del 8 ottobre 2023

Per Israele «L’alluvione di Al Aqsa» di Hamas è, cinquant’anni dopo, una nuova guerra del Kippur quando gli eserciti arabi colsero di sorpresa e per qualche giorno fecero vacillare lo Stato ebraico.

È quello che hanno pensato in tanti ieri mattina quando il movimento islamico palestinese ha colto di sorpresa Israele con un attacco senza precedenti, prima con il lancio di centinaia di razzi – a fine giornata saranno almeno 2.500 – e poi con incursioni di uomini armati che, dopo aver superato le barriere di separazione, sono entrati in villaggi e cittadine adiacenti a Gaza. Lì hanno ucciso un numero imprecisato di militari e civili – 200 hanno riferito in serata fonti israeliane – e portato trenta, forse cinquanta o più ostaggi, tra cui anche donne, nella Striscia. L’attacco a sorpresa è stato uno dei peggiori fallimenti dell’intelligence israeliana.

ISRAELE ha risposto con massicci attacchi aerei nelle profondità dell’enclave costiera uccidendo, fino a ieri sera, oltre 230 palestinesi e ferendone altre centinaia in una ritorsione violenta. «Il nostro nemico pagherà un prezzo che non ha mai conosciuto», ha avvertito il primo ministro Benjamin Netanyahu. «Siamo in guerra e la vinceremo». E una guerra lunga e sanguinosa è prevista da tutti. Nessuno si attende uno sviluppo diverso. Una guerra che non pochi avevano visto già da tempo, di fronte alla mancata soluzione della questione palestinese, all’occupazione militare che dura dal 1967, al blocco totale di Gaza dal 2007. È precipitato tutto e a pagare il prezzo più alto sono i civili.

ERANO LE 6.30, le 5.30 in Italia, quando Hamas ha lanciato nello stesso momento centinaia di razzi sul sud di Israele, da Tel Aviv a Sderot fino a Beersheba. Una massa che il sistema Iron Dome ha fermato solo in parte. Alte colonne di fumo si sono alzate poco dopo in varie aree residenziali israeliane con persone che correvano verso i rifugi, auto in fiamme e l’urlo delle sirene di allarme. Una donna di 70 anni è stata uccisa dalle esplosioni. Poi sono cominciate ad arrivare notizie di uomini armati all’interno di Sderot, il kibbutz Beeri e altre località intorno a Gaza. Si è capito che lo sbarramento era servito da copertura per un’infiltrazione di miliziani armati in più punti. In maggioranza erano membri di Ezzedin al Qassam, braccio armato di Hamas. Hanno attraversato brecce aperte nelle barriere con Israele. Uno di questi è stato filmato mentre superava gli ostacoli con un paracadute a motore.

Sulle linee di demarcazione, un razzo ha colpito e incendiato un carro armato Merkava. In un video si vedono palestinesi armati che prendono prigionieri i soldati, feriti o storditi, usciti dal mezzo corazzato. In altri filmati si vedono motociclette con combattenti che girano per varie località israeliane oltre al valico di Erez e il quartier generale della divisione di Gaza a Reim. Centinaia gli uomini di Ezzedin al Qassam entrati in Israele, dove sono stati in controllo per ore di alcuni centri e, in non poche occasioni, hanno circondato abitazioni civili oltre che palazzi pubblici e basi militari e stazioni di polizia. Hanno anche preso veicoli militari israeliani poi filmati mentre venivano portati a Gaza e lì sfilavano. Migliaia di israeliani sono rimasti per ore o tutto il giorno nei rifugi antiaerei.

A METÀ MATTINATA il capo della polizia Yaacov Shabtai ha detto che le forze di sicurezza erano impegnate ad affrontare uomini armati in 21 località. A sera c’erano ancora combattimenti. Oltre mille i feriti israeliani. Ha preso parte all’attacco anche il Jihad islami che ha catturato alcuni soldati.

Video messi in rete hanno mostrato tre giovani in canottiera, pantaloncini e pantofole che camminavano scortati da palestinesi armati. In altri video si sono viste donne prigioniere. Tra 30 e 50 israeliani, forse di più, sono ora a Gaza.

Alcuni sarebbero ufficiali delle forze armate, che, ha detto il vice capo di Hamas, Saleh Aruri, saranno scambiati con i prigionieri palestinesi in Israele. Nel frattempo sono continuati i lanci di razzi, anche alle porte di Gerusalemme. «Questa è stata la mattina della sconfitta e dell’umiliazione del nostro nemico, dei suoi soldati e dei suoi coloni», ha detto il leader di Hamas Ismail Haniyeh. «Quello che è successo rivela la grandezza della nostra preparazione e la debolezza del nemico».

ALLE 9.45 è scattata la rappresaglia israeliana si sono udite esplosioni nel centro della Striscia e a Gaza city. Gli F-16 hanno polverizzato la Palestine Tower e altri edifici alti più di dieci piani tra il panico dei civili avvisati appena qualche minuto prima degli attacchi. La maggior parte delle vittime si sono però avute lungo le barriere di demarcazione. Migliaia di civili hanno usato gli stessi varchi aperti nelle recinzioni per andare in Israele dove hanno preso tutto quello che avevano a portata di mano per portarlo a Gaza. Droni e aerei hanno fatto fuoco su tutto ciò che si muoveva lungo il confine. Uccisi numerosi armati ma anche civili, oltre 200 i morti secondo il ministero della sanità palestinese, almeno 1600 i feriti.

A GAZA, FOLLE di persone in lutto hanno portato per le strade i corpi dei militanti e civili uccisi. Altre folle si aggiravano tra le macerie dei palazzi colpiti nel buio della notte di Gaza senza illuminazione. I raid aerei sono stati incessanti ma Netanyahu ha lasciato intendere che l’azione israeliana sarà ancora più dura. Sono stati richiamati migliaia di riservisti e lo sbocco più concreto sarà una offensiva di terra. Messe da parte le proteste per la riforma giudiziaria del suo governo, Netanyahu ora ha l’appoggio di gran parte degli israeliani, compreso il leader dell’opposizione Yair Lapid, già favorevole alla formazione di un governo di unità nazionale.

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