Sulla Sea-Eye 4 ci sono 128 migranti che attendono un porto da una settimana. La nave è nelle acque territoriali italiane, davanti alle coste della Sicilia sud occidentale, ma non ha ricevuto alcuna indicazione dal Viminale per portare a terra i migranti. Poco distante, ma in acque internazionali, si trova la Sea-Watch 3. Sui suoi tre ponti ospita 428 naufraghi, tratti in salvo in nove interventi in meno di tre giorni.

Altri 208 sono sulla Sos Humanity, la nave dell’omonima Ong nata da una costola di Sos Mediterranbée che è alla prima missione nel Mediterraneo centrale. La loro situazione è un po’ diversa: domenica era stata avanzata la richiesta di porto, ma ieri pomeriggio l’imbarcazione ha virato verso il barcone alla deriva con 250 persone a bordo segnalato da Alarm Phone.

È lontano decine di miglia nautiche, potrebbero essere perfino 200, ma la situazione è disperata: secondo le informazioni raccolte da Ap una bambina è morta di sete e sono esauriti cibo, acqua e benzina. Le autorità maltesi e greche non rispondono all’Sos. «Le navi che si trovano nelle vicinanze non soccorrono le persone», ha twittato l’Ong.
Verso la zona di ricerca e soccorso tra Libia e Italia si sta dirigendo la Open Arms Uno, che ieri ha mollato gli ormeggi da Siracusa per la sua seconda missione.

Intanto ieri sull’isola di Lampedusa sono arrivate circa 300 persone, tra cui donne e minori, in otto sbarchi diversi. Sfax e Kerkenna (Tunisia) e Zawiya (Libia) alcuni dei porti di partenza. Dopo gli accertamenti sanitari i migranti sono stati trasferiti nell’hotspot di Contrada Imbriacola, dove sono in 700 (a fronte di una capienza della metà). I primi 80 sono stati imbarcati ieri sul traghetto Cossyra, diretto a Porto Empedocle.