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Sempre più donne senza velo, in Iran torna la polizia morale

Sempre più donne senza velo, in Iran torna la polizia moraleUn fermo effettuato dalla polizia morale nel 2007 a Teheran – Afp via Getty Images

La legge degli ayatollah Nuova stretta nelle strade per chi non segue la regola dell’hijab. Governo irriso sui social. Per l’ex presidente riformista Khatami «procedure errate, il paese sofferente s’infiammerà»

Pubblicato circa un anno faEdizione del 22 luglio 2023

Comincia un altro round tra le donne iraniane e il regime teocratico per la conquista dei diritti civili e individuali. Torna in strada la polizia morale della Repubblica Islamica per perseguire le donne e le ragazze che non rispettano il codice di abbigliamento islamico che richiede loro di coprirsi i capelli e indossare abiti larghi. Saeid Montazer al Mahdi, portavoce delle forze dell’ordine, ha detto che «la polizia con l’istituzione di pattuglie si occuperà di coloro che incuranti delle conseguenze continuano a vestirsi fuori dalla norma. Le donne saranno avvertite di seguire le regole dell’hijab. In caso di disobbedienza, verranno denunciate al sistema giudiziario».

10 MESI FA LA MORTE DI MAHSA Amini, fermata per avere indossato un hijab improprio sotto custodia della polizia, aveva scatenato le proteste in tutto il Pease. Donne e ragazze hanno tagliato i loro capelli e bruciato il velo sventolandolo in aria, in segno di protesta, durante le manifestazioni anti-regime.

Molti iraniani hanno espresso indignazione e protestato contro la polizia morale e l’establishment clericale. Dopo la pesante repressione in cui più di 500 manifestanti sono stati uccisi e oltre 20.000 arrestati, le proteste si sono in gran parte placate all’inizio di quest’anno.

Tuttavia molte donne hanno continuato a non rispettare il codice di abbigliamento ufficiale e molte hanno smesso del tutto di coprirsi i capelli in pubblico, soprattutto nella capitale, Teheran, e in altre città. Dall’inizio delle ribellioni, settembre 2022, la polizia morale è stata vista di rado pattugliare le strade, ci sono state persino alcune segnalazioni – poi smentite – che fosse stata sciolta.

Le autorità hanno utilizzato altre misure coercitive, dall’intimidazione via sms, alla negazione dei dritti civili, alla installazione di telecamere di sorveglianza per identificare coloro che non indossavano il velo, alla chiusura delle attività commerciali che tolleravano le donne senza il velo. Tuttavia tutto è stato accolto con derisione sui social media e aperta sfida per le strade.

I RADUNI IN DIFESA DEL CODICE di abbigliamento islamico ordinato da varie organizzazioni religiose, centinaia di discorsi nelle moschee, nelle occasioni ufficiali e nei talkshow televisivi non sono serviti a nulla. Ogni giorno aumenta, inarrestabile, il numero delle donne senza velo in pubblico.

Ciò irrita i conservatori che da tempo premono su governo e parlamento per affrontare la situazione in maniera più decisa. Giace in parlamento la proposta di una nuova legge che dovrebbe regolare l’abbigliamento delle donne in pubblico e le punizioni in caso di trasgressione. La proposta negli ultimi mesi è stata intensamente discussa fuori dell’aula in un aspro braccio di ferro tra varie anime del regime. Una punizione lieve porterà di fatto all’abolizione della norma considerando il numero crescente di chi trasgredisce. D’altra parte non sembra che la maggioranza della popolazione potrebbe sopportare più l’arresto delle donne senza velo o le pene pesanti.

IN ATTESA DELLA NUOVA LEGGE le istituzioni proposte al controllo sono rimaste per lo più immobili. Così è cresciuto in modo esponenziale il numero delle donne e delle ragazze che scelgono di non coprirsi la testa in pubblico. In una riunione straordinaria, il presidente Raisi ha chiesto a varie istituzioni, tra cui ministero dell’Interno, ministero dell’Orientamento, magistratura e forze di polizia, di non aspettare la nuova legge e di adempiere al loro compito legale di contrastare il fenomeno.

Così è cominciata l’offensiva del regime contro i disobbedienti. Sono tornate le pattuglie di controllo in molte città. Il comandante del Corpo delle guardie della rivoluzione Hossein Salami ha annunciato l’attivazione di 60 mila basi islamiche nei quartieri residenziali. «Quando l’Islam mostrerà i suoi valori nei quartieri, l’hijab e la castità fioriranno e le nostre donne influenzate dalla propaganda del nemico apriranno gli occhi e si pentiranno» ha sottolineato Salami.

Mohammad Khatami, l’ex presidente riformista, ha ammonito: «Se queste procedure sbagliate continuano, la nostra società sofferente si infiammerà più di prima».

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