Internazionale

Semih ai domiciliari, ma Nuriye resta in custodia in ospedale

Semih ai domiciliari, ma Nuriye resta in custodia in ospedaleSemih Ozakca in un disegno del fumettista Tarik Tolunay, realizzato durante l'udienza di ieri

Turchia Scarcerato solo uno dei due insegnanti in sciopero della fame da 224 giorni. In due giorni arrestati altri 21 giornalisti, perquisizioni nelle loro abitazioni: la polizia si lascia dietro slogan dei Lupi Grigi

Pubblicato quasi 7 anni faEdizione del 21 ottobre 2017

Libertà per Semih Ozakca, ancora carcere per Nuriye Gulmen. Così ha deciso ieri la 19a corte penale di Ankara in risposta alla richiesta degli avvocati difensori di liberare i due insegnanti, in sciopero dalla fame dal 9 marzo per reclamare il proprio posto di lavoro.

Semih sarà inviato agli arresti domiciliari in attesa del verdetto del processo, ma dovrà indossare un braccialetto elettronico di controllo. Nuriye, invece, continuerà ad essere trattenuta in arresto all’ospedale Numune di Ankara, dov’è piantonata 24 ore su 24 da agenti della gendarmeria turca.

La mancata liberazione di Nuriye è legata al rifiuto di rilasciare la propria dichiarazione di difesa dall’ospedale in cui è reclusa da 15 giorni. Chiede infatti di essere accompagnata in tribunale come il suo collega Semih, giunto in aula in sedia a rotelle.

Inoltre il giudice ha dichiarato che la decisione di proseguire l’arresto di Nuriye è sostenuta dalle «prove concrete» a suo carico in relazione all’accusa di associazione terroristica.

La procura suggerisce che lo sciopero della fame sia una decisione maturata non dagli insegnanti stessi, ma da quadri di un’organizzazione terroristica, anche se ciò – secondo il codice penale turco – non costituisce reato.

Da tempo Nuriye, attraverso medici di propria scelta che hanno potuto visitarla soltanto in seguito ad una sentenza della Corte europea dei diritti umani, denuncia le condizioni di detenzione in ospedale: privata di assistenza per gli esercizi fisici di mantenimento e costantemente controllata a vista dalla polizia anche quando deve lavarsi o andare in bagno.

Entrambi gli insegnanti hanno sempre dichiarato che non rinunceranno allo sciopero della fame, continuando a nutrirsi soltanto di acqua, zucchero e limone, fino al riottenimento del proprio lavoro.

Durante la deposizione, Semih ha controbattuto all’accusa della procura: «L’unica prova che viene presentata a mio carico è la mia dichiarazione alla stampa durante il sit-in di protesta. Il mio fascicolo è vuoto», ha denunciato, raccontando come vi siano state inserite persino le pagine del diario che l’insegnante sta attualmente scrivendo in carcere.

L’avvocato Murat Yilmaz ha poi concluso contestando l’inutilità della detenzione cautelare per due persone che neppure possono camminare autonomamente: «Semih e Nuriye non intendono scappare da nessuna parte».

Nel frattempo la polizia è intervenuta per disperdere i dimostranti che hanno cercato di radunarsi in viale Yuksel ad Ankara, vicino al monumento ai diritti umani che Semih e Nuriye avevano eletto a luogo del loro sit-in di protesta.

Ma se per Ozakca si aprono finalmente le porte del carcere, sono scattate nella mattinata di ieri le manette per altri cinque giornalisti. Fermati Sibel Yukler, Duygu Erol e Habibe Eren, direttrice e reporter del sito Jin News, e Diren Yurtsever e Selman Guzelyuz dell’agenzia Mezopotamya. Le loro case sono state perquisite dalla polizia.

Jin News è un media al femminile, gestito da donne e con particolare attenzione al mondo delle donne. Nato in origine come agenzia stampa Jinha nel 2012, dopo la chiusura da parte delle autorità si era costituita come sito di notizie Gazete Sujin, anch’esso chiuso con un decreto dopo nove mesi di pubblicazioni.

Il sito di Jin News è ad oggi raggiungibile, ma ci si aspetta che venga presto oscurato e chiuso, come accaduto con i progetti editoriali precedenti.

Soltanto due giorni fa altri 16 tra giornalisti e impiegati dell’agenzia stampa Etkin erano stati fermati dalla polizia. Le loro case sono state perquisite dalla polizia e imbrattate con la scritta «Bozkurtlar buradaydi (i Lupi Grigi, organizzazione dell’estrema destra turca, ndr) sono stati qui». Due impiegati sono tuttora in stato di fermo.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento