«Andrò nella Striscia». Riecco Abu Mazen, presidente-fantasma
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«Andrò nella Striscia». Riecco Abu Mazen, presidente-fantasma

Turchia/Palestina Il discorso al Parlamento. Erdogan prova a rifarsi l’immagine: il commercio turco-israeliano non si è fermato
Pubblicato circa 2 mesi faEdizione del 17 agosto 2024

Mahmoud Abbas (Abu Mazen), presidente dell’Autorità nazionale palestinese, ha tenuto un discorso alla Grande Assemblea nazionale di Turchia il 15 agosto, annunciando una prossima visita a Gaza per fermare il genocidio in corso.
Due settimane dopo l’uccisione di Ismail Haniyeh, capo politico di Hamas, e mentre a Doha, in Qatar, si discute di una tregua nella Striscia, Abu Mazen si è rivolto al parlamento turco in una sessione straordinaria. La riunione, convocata nonostante la pausa estiva, ha visto la partecipazione di tutti i partiti, di giornalisti e ospiti internazionali, insieme al presidente della Repubblica Erdogan e ai suoi ministri.

Nel discorso, Abu Mazen ha fatto riferimenti religiosi e ricordato Ismail Haniyeh, chiedendo una preghiera per lui. Ha ringraziato il presidente Erdogan per il supporto alla Palestina, definendo «fratelli» i popoli turco e palestinese. Non ha menzionato i rapporti commerciali e militari tra Ankara e Tel Aviv, né il fatto che la Turchia continui a fornire elettricità – tramite l’azienda privata Zorlu – a Israele o permetta il transito di petrolio azero.

Abu Mazen si è poi congratulato con il governo turco per la decisione di unirsi al caso di genocidio contro Israele mosso dal Sudafrica alla Corte internazionale di Giustizia, otto mesi dopo l’inizio del procedimento. Ha espresso fiducia che l’espansione israeliana si fermerà, che il popolo palestinese scaccerà gli occupanti e che nascerà uno Stato di Palestina indipendente, di cui Gaza sarà parte integrante, non come realtà indipendente.

Infine, ha annunciato una prossima visita a Gaza per fermare il genocidio, decisione presa quasi dieci mesi dopo l’inizio dell’offensiva israeliana contro la Striscia e annunciata come se dipendesse davvero da lui. Il giornalista turco Fehmi Tastekin ha analizzato così la visita di Abu Mazen: «Il “presidente della Palestina” oggi è una figura poco rilevante a livello internazionale. Abbas e il suo gruppo politico sono stati spesso accusati di collaborare, direttamente o indirettamente, con Tel Aviv. Non è in grado di fermare il genocidio o di influenzare le formazioni armate a Gaza. Un’eventuale visita a Gaza richiederebbe il permesso di Israele e dell’Egitto».

Di fatto sono solo due le vie di fronte ad Abbas per entrare a Gaza: o su un carro armato israeliano (impossibile, gli farebbe perdere quel poco di consenso di cui ancora gode tra i palestinesi) o a seguito di un accordo con Hamas e di una soluzione politica condivisa.
La presenza di Abu Mazen al parlamento turco potrebbe essere sfruttata da Ankara per migliorare la propria immagine a livello nazionale e internazionale, dato che ha continuato a commerciare con Tel Aviv per mesi. E ancora oggi non interrompe l’erogazione di petrolio grezzo azero a Israele per non danneggiare i rapporti con Baku, sostenendo indirettamente il genocidio.

La visita del presidente dell’Anp potrebbe anche segnalare un cambiamento nella posizione di Ankara: il nuovo leader di Hamas, Yahya Sinwar, è più vicino all’Iran rispetto ad Haniyeh, che aveva buoni rapporti con il governo turco. Ankara potrebbe contare su Abu Mazen sulla questione palestinese, mantenendo una prospettiva filo-transatlantica proprio nel periodo in cui Washington e i suoi alleati stanno intensificando gli sforzi contro l’Iran. Non a caso, tutto ciò avviene durante i negoziati a Doha, senza Hamas, ma con Usa, Israele, Egitto e Qatar e mentre si attende la risposta iraniana all’uccisione di Haniyeh a Teheran.

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