Sel e l’appello di Giachetti: «Parliamo di Roma»
A lavoro sulle liste. Cento (Sel): no a scelte identitarie ma dobbiamo valorizzare il lavoro fatto da consiglieri e amministratori. Le condizioni per l’alleanza ormai non ci sono più. Fassina, banchetti in città per presentare il programma. «Sel, Sinistra italiana, torni con noi. Il voto di Roma non è l’antipasto delle politiche. Azzoppare me, penalizzare il candidato della sinistra che può vincere non aiuterà a migliorare Roma […]
A lavoro sulle liste. Cento (Sel): no a scelte identitarie ma dobbiamo valorizzare il lavoro fatto da consiglieri e amministratori. Le condizioni per l’alleanza ormai non ci sono più. Fassina, banchetti in città per presentare il programma. «Sel, Sinistra italiana, torni con noi. Il voto di Roma non è l’antipasto delle politiche. Azzoppare me, penalizzare il candidato della sinistra che può vincere non aiuterà a migliorare Roma […]
«Sel, Sinistra italiana, torni con noi. Il voto di Roma non è l’antipasto delle politiche. Azzoppare me, penalizzare il candidato della sinistra che può vincere non aiuterà a migliorare Roma anzi porterà a politiche lontane dai nostri ideali comuni». L’appello del candidato del Pd Roberto Giachetti, lanciato dal manifesto, riceve accoglienze diverse nella sinistra radical romana. Al classico richiamo per il «voto utile» il candidato abbina anche un invito a discutere di questioni concrete, asili nido, patrimonio comunale, campi rom. Ed è questo a fare breccia, almeno un po’, nel muro di incomunicabilità degli ultimi mesi. «Il tema dell’unità a sinistra è sbagliato perché la città è lacerata dalla cacciata di Marino, e anche l’idea di lanciarci un ultimatum va respinta. Non si possono costruire a tavolino condizioni che per mesi non sono state ricercate», replica Paolo Cento, segretario di Sel romana. «Ma invece il fatto che oggi Giachetti vuole parlare di Roma è un indubbio successo della nostra iniziativa politica, e quella di Stefano Fassina in particolare. Benissimo allora, discutiamo dei contenuti dell’emergenza Roma, approfondiamo». Magari in vista del secondo turno? Altra risposta: «Le condizioni per il ballottaggio si costruiscono prima, certo leggere che il candidato del Pd ’esclude intese’ è il segno della solita arroganza. Prima vediamo chi arriva al ballottaggio. Comunque nessun voto è scontato».
L’appello di Giachetti arriva nel delicato momento delle liste, nel Pd come alla sua sinistra. A sostegno di Giachetti ce ne saranno tre: quella del Pd, una civica e una dei radicali ’tendenza Bonino’, infatti già contestata dal coté pannelliano. A sostegno di Fassina probabilmente saranno solo due: una con nomi più politici, un’altra con esponenti civici, sindacali e anche – secondo le intenzioni del candidato – dell’associazionismo cattolico. «Sel chiede come elemento qualificante la valorizzazione delle esperienze degli amministratori e della consiliatura precedente», spiega Cento. Che significa, come altri invece traducono più prosaicamente, la ricandidatura degli ex consiglieri comunali, almeno di quelli che vorranno. Dunque ovviamente anche quelli dell’area più ’propensa’ al centrosinistra. Che, pure avendo accolto «positivamente» l’appello di Giachetti, ormai sono completamente lanciati sulla corsa di Fassina. Sempreché al tavolo delle liste – per il comune ma anche per i municipi – vada tutto bene.
Quanto invece al tema del ballottaggio, per il candidato Pd un eventuale secondo turno, ammesso che ci arrivi (ieri un sondaggio pubblicato dal Corriere della sera dava la candidata dei 5 stelle Virginia Raggi nettamente avanti al 27,5 per cento e Giachetti al 22,5 pericolosamente vicino al 20 di Giorgia Meloni) potrebbe richiedere una scelta di campo definitiva: attirare i voti dei moderati di centro Marchini) e centrodestra (Bertolaso) per battere la grillina risulterebbe alternativo alla ricerca dei voti a sinistra radical. La quale a sua volta si troverebbe a scegliere fra un nome su cui converge anche il centrodestra e un altro, quello a 5 Stelle, probabilmente sostenuto dall’alleanza verde-bruna di Meloni e leghisti. Scenari futuribili, difficili da comporre quando ancora il quadro delle candidature non è definitivo.
A destra è atteso il ritiro di Guido Bertolaso. A sinistra la situazione resta comunque ancora mossa. Fra ieri e oggi i sostenitori di Fassina hanno aperto cento banchetti in città per far conoscere i contenuti della candidatura. L’ex viceministro ormai è lanciato a macchine avanti tutta: ieri mattina alle 7 e mezza era al centro Ararat a Testaccio a sostegno della ’casa dei curdi’ minacciata di sgombero; poi via alla manifestazione dei sindacati per le pensioni. Poi ai banchetti. Nel pomeriggio invece l’ex ministro Bray, che pure ha rinunciato alla corsa, ha fatto capolino alla scuola quadri del Pd; e il premier Renzi, di ritorno dagli Usa, apparso senza preavviso per una lezione «fuori programma», ha colto l’occasione per ringraziarlo pubblicamente per «non aver rotto il patto di lealtà a Roma, nonostante le pressioni», accendendo un occhio di bue su un dettaglio che a casa Pd ha la sua importanza.
E infine: ha manifestato la sua intenzione di candidarsi (ma fuori dai partiti) anche Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, il ragazzo morto nel 2009 mentre era sotto custodia cautelare. La candidatura non viene dalle file dei ’mariniani’ orfani dell’ex sindaco, che anzi l’hanno accolta con freddezza. Non così Fassina, che invece le ha subito chiesto un incontro. Ilaria Cucchi ha risposto sì: «Non posso dimenticare tutti coloro che in questi anni ci sono stati vicini nel nostro difficile percorso di verità. Tra questi gli esponenti di Sel sono tra coloro che non ci hanno fatto mancare mai il loro appoggio insieme a quelli del Pd e del Movimento 5 stelle. Per questo accetto volentieri l’invito di Fassina».
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