La sfida dello scorso venerdì a Marsiglia tra la Francia e l’Irlanda era attesa con molta curiosità. Si trattava di capire quante scorie, quanti veleni l’eliminazione nei quarti di finale della coppa del mondo avesse lasciato in circolo. Fino a quel fatidico weekend di metà ottobre le due squadre comandavano il ranking mondiale: prima l’Irlanda, fresca reduce di un grande slam al Sei Nazioni 2023, seconda la Francia, resuscitata da Fabien Galthié dopo un periodo alquanto burrascoso e di scarsi risultati. Il loro cammino nei due gironi era stato esemplare e concluso a punteggio pieno: la Francia aveva agevolmente disposto degli All Blacks, l’Irlanda aveva sconfitto gli Springboks in un match fisicamente logorante. Per molti osservatori la strada verso la finale era spianata. Le sfide dei quarti, Irlanda-Nuova Zelanda e Francia-Sudafrica, parevano favorire la Vecchia Europa e l’emisfero Nord e finalmente il dominio australe sembrava destinato a interrompersi. Sappiamo come è andata: un trionfo dell’emisfero Sud.

Per la Francia, che per la seconda volta ospitava i mondiali nel ruolo di favorita, e per l’Irlanda, la squadra più dominante delle ultime stagioni, la botta era stata tremenda. I francesi si erano visti rintuzzare gli eterni propositi di grandeur; gli uomini in verde avevano visto ancora una volta rinnovarsi il destino che li vuole mai oltre i quarti di finale: la William Webb Ellis Cup per loro era cursed, maledetta.

La sfida marsigliese non era dunque un’ennesima ripartenza ma un momento della verità per entrambe. Non c’è stata storia: l’Irlanda ha dominato in lungo e in largo segnando 5 mete, la Francia si è fatta maltrattare e l’ora di gioco passata in inferiorità numerica (giallo più giallo/rosso poi rosso per sentenza del bunker contro Willemse) non costituisce una sufficiente attenuante. Gli irlandesi erano orfani dell’inarrivabile Johnny Sexton, la migliore apertura dai tempi lontani di Jack Kyle giunto al passo d’addio al rugby; ai coqs mancava Antoine Dupont che si è preso un anno sabbatico per puntare alle Olimpiadi e al Seven’s. Il verdetto è che l’Irlanda funziona benissimo anche senza Sexton e che la Francia non può fare a meno di Dupont. Il gioco irlandese è talmente strutturato, sperimentato, efficace, da prescindere (per ora) dal suo massimo ispiratore e Jack Crowley, l’erede, non ha demeritato. Dall’altra parte Maxime Lucu è stata una pallida imitazione dell’originale. A questo punto non è azzardato supporre che gli irlandesi possano puntare a un bis comprensivo di Slam.

Domenica (16:00, Sky Sport 1 e Tv8, diretta streaming Now) sarà l’Italia a misurarsi contro questa Irlanda terribile e abrasiva, una vera macchina da rugby. A Dublino, in casa loro. Il pronostico è ampiamente scontato: nessuno si illude che le cose buone viste in campo all’Olimpico contro l’Inghilterra possano bastare per rovesciare le sorti del match. Inoltre gli azzurri scontano l’assenza di due titolari: Sebastian Negri e Lorenzo Cannone, ovvero due terzi della nostra terza linea, che è reparto strategico contro una formazione come quella irlandese che ha nel controllo delle fasi di breakdown uno dei suoi punti più forti. Ci sarà Manuel Zuliani, tra i migliori flanker di ruolo, e torna Ange Capuozzo che si è pienamente ristabilito dal malessere che lo aveva costretto a rinunciare al match di sabato scorso. Probabile conferma della cabina di regia con i fratelli Garbisi e della prima linea. Menoncello e Brex centri. L’augurio è di vedere una bella Italia, in grado di reggere botta ed evitare cartellini rossi e infortuni.

La seconda giornata del torneo comincia domani pomeriggio (15.15, Sky Sport Arena, diretta streaming su Now) con la sfida di Edimburgo tra Scozia e Francia. Una settimana fa gli scozzesi sono andati a vincere in Galles un match emozionante e paradossale. Avanti 27 a 0 e in pieno dominio, hanno rimediato due gialli e permesso ai gallesi di tentare la più entusiasmante delle rimonte, sfumata per un solo misero punto: 27 a 26. Ma gli scozzesi di questi ultimi anni, lo abbiamo ormai capito, sono fatti così: giocano un rugby talora sublime, divertono ed esaltano il pubblico, poi incespicano e si fanno male da soli, sprecando occasioni irripetibili. Estasi e tormento. Contro di loro la Francia deve vincere per forza ma non è impresa facile – quando mai è facile vincere al Murrayfield, con quel vento che giunge dalle Highlands, il suono delle cornamuse e tutta la solennità del luogo? Però deve vincere: non lo facesse sarebbe la catastrophe, l’annuncio di un fallimento, il “tutto da rifare”, e consegnerebbe il suo allenatore Fabien Galthié al plotone di esecuzione di una stampa sportiva che già ha dovuto mandar giù il disastro di ottobre.

A seguire c’è Inghilterra-Irlanda (17:45, Sky sport Arena e diretta streaming su Now). Non serve dire e non è il caso di guardare la classifica: questa sfida è a prescindere, c’è una rivalità culturale, sociale, sportiva che ha il segno dell’eternità. Che gli inglesi abbiano vinto all’esordio a Roma giocando male e rischiando molto, o che i gallesi abbiamo mancato la rimonta al Millennium di Cardiff dopo una primo tempo abominevole, tutto questo conta poco: al Twickenham è come se si ripartisse da zero.

Classifica: Irlanda 5; Inghilterra e Scozia 4; Galles 2; Italia 1; Francia 0.