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Seconda fregata italiana verso l’Egitto di al-Sisi

Seconda fregata italiana verso l’Egitto di al-SisiLa prima fregata al-Galala prima della partenza da La Spezia

Nord Africa Ribattezzata Bernees, lascia La Spezia dopo l’imbarco degli armamenti, denuncia Rete Italiana Pace e Disarmo. La "sorella" aveva raggiunto Alessandria lo scorso dicembre. Nessun passo indietro del governo italiano

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 13 aprile 2021

Anche la seconda fregata multiruolo Fremm Bergamini è in procinto di raggiungere l’Egitto. Parte di un pacchetto da undici miliardi di euro in armi tra pattugliatori e caccia, la Emilio Bianchi (inizialmente destinata alla Marina italiana) lascia La Spezia per seguire la Spartaco Schergat, giunta ad Alessandria il 31 dicembre.

COME LA SORELLA, anche questa fregata è stata ribattezzata dal regime egiziano: la prima ora si chiama al-Galala, nome delle montagne a Suez teatro di uno dei mega progetti infrastrutturali voluti del presidente al-Sisi e realizzati da imprese delle forze armate; la seconda prende il nome di Bernees, porto sul Mar Rosso al centro di un piano di rinnovamento e allargamento risalente all’immediato post-Mubarak.

A denunciare la seconda partenza è stata Rete Italiana Pace e Disarmo che, insieme ad Amnesty International, lo scorso 9 aprile riportava delle operazioni conclusive: «Secondo indiscrezioni raccolte delle nostre organizzazioni la nave, dovrebbe completare oggi (9 aprile) l’imbarco degli armamenti. In programma per domani invece il momento finale della consegna alle forze armate di al-Sisi dopo la cerimonia di cambio bandiera avvenuta in queste ultime ore». La fregata ha tutto in ordine: a febbraio è uscita in mare per il collaudo finale e l’addestramento dell’equipaggio militare egiziano.

NESSUN PASSO INDIETRO del nuovo governo italiano, dunque, da un affare che tanto affare non è, secondo l’inchiesta di Presa Diretta: l’Italia le ha pagate 1,2 miliardi di euro, ma le avrebbe rivendute a 990 milioni, senza contare le spese per disinstallare i sistemi di sicurezza della Nato.

E senza contare – ma qua la questione è politica – la violazione della legge 185 del 1990, visto che la vendita non è mai passata dal parlamento e che l’Egitto è un paese che viola i diritti umani.

Per l’industria militare italiana comunque di perdita non si può proprio parlare: Il Cairo sarebbe in trattativa con Fincantieri per supporto logistico e pezzi di ricambio delle due fregate.

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