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Se Marsiglia svolta a sinistra. Assente il partito di Macron

Se Marsiglia svolta a sinistra. Assente il partito di Macron – Ap

Francia, elezioni municipali Oggi il secondo turno, potrebbe essere l’ultimo voto prima delle presidenziali del 2022. L’onda verde punta in alto, la République en Marche sconta le alleanze con la destra dei Républicains

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 28 giugno 2020

Oggi, in 4.922 comuni (su 34.970, che già hanno eletto il sindaco al primo turno), il 38% della popolazione francese, 16,5 milioni di elettori, si svolge il secondo turno delle elezioni municipali, che riguarda tutte le principali città, da Parigi a Marsiglia, Tolosa, Lione. Quindici settimane sono passate tra i due turni, invece dei quindici giorni abituali, il mondo è stato stravolto dalla crisi del Covid. Il primo turno aveva avuto luogo il 15 marzo, mentre già il confinamento era stato decretato e stava per paralizzare il paese, il secondo oggi segna simbolicamente un ritorno alla vita democratica “normale”. Ci sono state polemiche, molti avrebbero preferito che tutto il processo elettorale venisse annullato e rimandato a più tardi. Al primo turno c’era stata un’astensione inabituale, il 55,3%, per paura del contagio, venti punti in più rispetto alle precedenti municipali del 2014. Oggi, malgrado il “deconfinamento”, i sondaggi prevedono un nuovo record di astensioni.

QUESTO VOTO, che potrebbe essere l’ultimo prima delle presidenziali del 2022 (se verranno rimandate le regionali del 2021 a dopo le presidenziali), darà una fotografia della Francia sfasata rispetto alla composizione politica uscita dalle legislative del 2017. Un’onda verde ha spinto Europa Ecologia, che moltiplica per 6 rispetto al 2014 la presenza al secondo turno, e ha buone probabilità di conquistare grandi città: 44,6% a Grenoble (città dove il sindaco uscente, Eric Piolle, è Verde), 36% a Bordeaux, 29% a Lione, 26% a Strasburgo, bene anche a Poitiers, Besançon, Tours, ma solo l’11,6% a Parigi (dove però sono in alleanza con il Ps e resteranno alla direzione del comune).

LA SINISTRA, dove ha ritrovato lo slancio dell’unità, è ben lanciata per la vittoria: la città simbolo è Marsiglia, in mano a una destra clientelare da un quarto di secolo e che sprofonda nel degrado abitativo, potrebbe eleggere l’outsider Michèle Rubirola, del Printemps marseillais, una coalizione di partiti (Ps, Pcf, parte di Lfi) e di collettivi cittadini (candidatura accolta però con freddezza da Jean-Luc Mélenchon). La sinistra potrebbe strappare anche Tolosa alla destra. A guida socialista dovrebbero restare Rennes, Nantes, Le Mans, Digione, Rouen, Nancy. Ma a Lille, la socialista Martine Aubry rischia per non aver concluso un’alleanza con i Verdi. Il Pcf trema a Saint-Denis, sfidato dal Ps: la sconfitta di questo grande comune della banlieue (più di 100mila abitanti) segnerebbe la fine del “comunismo municipale”. Lfi scavalca le municipali, per concentrarsi sulla politica nazionale.

IL PARTITO DI MACRON, La République en Marche (Lrem), che non ha radici locali, sarà praticamente assente tra i vincitori di stasera.

Peggio, Lrem ha perso credibilità creando soprattutto alleanze con la destra dei Républicains (Lr), in particolare a Lione, Strasburgo, Bordeaux, con il solo scopo di sbarrare la strada della vittoria ai Verdi (una strategia «idiota» per Daniel Cohn-Bendit). Al primo turno, sono stati eletti due ministri (Darmanin e Riester, venuti dalla destra e dal centro), oggi l’alleato del MoDem, Bayrou, sarà riconfermato a Pau, ma nessun candidato Lrem, salvo sorprese (a Strasburgo o a Aix-en-Provence), conquisterà una città importante, persino i sindaci uscenti Lr “Macron-compatibili”, come a Tolosa o Angers, non hanno usufruito di un vantaggio per questa vicinanza.

AL NAUFRAGIO DI PARIGI, si è aggiunto quello totale a Lione, dove l’ex ministro degli Interni ed ex sindaco, Gérard Collomb, tra i primi sostenitori di Macron (era Ps), è stato espulso dalla Lrem per aver concluso un’alleanza con la destra Lr locale (molto a destra) per poter piazzare il suo pupillo, in un gioco di scambio con la Métropole, altra entità di amministrazione locale.

C’è il caso del primo ministro, Edouard Philippe, candidato a Le Havre, dove era già sindaco prima di Matignon. Ma Philippe non è nemmeno iscritto alla Lrem e gioca la carta locale per posizionarsi rispetto all’imminente grande rimpasto governativo: se perde a Le Havre, dove è sfidato da un comunista, perde anche Matignon, se vince avrà la scelta (e potrà influire sull’orientamento del nuovo governo, se resta a Parigi, e bloccare la possibile svolta ecologica di cui si fantastica).

PARADOSSALMENTE, anche il partito della rivale di Macron, il Rassemblement national (Rn) di Marine Le Pen, è costretto a scavalcare le municipali e a pensare già alle presidenziali. Qualche vittoria locale di piccoli centri, ma la sola conquista simbolica in un certo peso potrebbe essere Perpignan, dove Louis Alliot è arrivato in testa al primo turno con più del 35%. Ma Alliot ha fatto una campagna molto locale, nascondendo il simbolo Rn.

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