All’interno del carcere di Rebibbia foto LaPresse
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Se le celle scoppiano la responsabilità è del governo

All’interno del carcere di Rebibbia – foto LaPresse

Misure tampone Il sovraffollamento carcerario non è una calamità naturale. È l’esito di scelte politiche repressive e illiberali. Nordio presentando il decreto legge in materia penitenziaria ha detto che non è colpa del governo se le carceri si riempiono di detenuti. Non è vero

Pubblicato 3 mesi faEdizione del 4 luglio 2024

Il sovraffollamento carcerario non è una calamità naturale. È l’esito di scelte politiche repressive e illiberali. Nordio presentando il decreto legge in materia penitenziaria ha detto che non è colpa del governo se le carceri si riempiono di detenuti. Non è vero.

Il sovraffollamento è il prodotto di politiche proibizioniste e repressive che vanno a colpire i più vulnerabili. Un sovraffollamento che andrà a crescere se mai dovesse essere approvato un altro provvedimento del governo che prevede in sequenza: carcere per chi protesta con il proprio corpo; carcere per chi disobbedisce alle leggi; carcere per gli occupanti di case; carcere per chi scarica materiale esplosivo dal web; carcere per le donne detenute in stato di gravidanza o con un bimbo molto piccolo; tanto carcere per chi protesta in galera con manifestazioni nonviolente di resistenza passiva. È questo, in sintesi, il contenuto del pacchetto sicurezza voluto dal governo che l’Osce ha definito un rischio per lo Stato di diritto. È in discussione alla camera dei deputati, e se dovesse essere approvato senza modifiche, ci farà tornare indietro di cento anni, ossia ai tempi di Rocco e Mussolini.

Nelle scorse ore il Consiglio dei ministri ha approvato lo schema di un nuovo decreto legge che prevede, tra l’altro, misure urgenti in materia penitenziaria. Il ministro Nordio lo ha definito un provvedimento di umanizzazione carceraria. Esso si innerva in un momento in cui il sistema carcerario sta implodendo tra sovraffollamento (circa 15mila persone detenute in più rispetto alla capienza regolamentare), suicidi (49 dall’inizio del 2024), tensioni (date dalla inopinata idea, per la verità non nata in questa legislatura, di far trascorrere la giornata ai detenuti chiusi nelle loro celle, piccole e strapiene), eventi drammatici, violenze, nuovi pericolosi e costosissimi cantieri albanesi (dove ben 85 poliziotti penitenziari italiani andranno a lavorare per dare seguito ai progetti di deportazione dei migranti).

Le misure prese possiamo definirle decisive? Sono in controtendenza rispetto al pacchetto sicurezza, ma non cambieranno minimamente la direzione tragica del sistema penitenziario, essendo afflitte da minimalismo. In sintesi, il governo si limita a istituire presso il ministero della giustizia un elenco delle strutture residenziali dove poter mandare in detenzione domiciliare quei detenuti senza casa che non hanno risorse per provvedere al proprio sostentamento; interviene sulla procedura per poter fruire degli sconti di pena della liberazione anticipata prevista dal 1975 anticipando i tempi della concessione; assume un migliaio di nuovi poliziotti e qualche dirigente ma nel frattempo ne invia una parte in Albania; aumenta da quattro a sei le telefonate mensili (cosa, per altri versi, già possibile a legislazione vigente).

Umanizzazione l’ha definita il ministro Nordio. Bella parola che, però, avrebbe richiesto ben altri provvedimenti, quali ad esempio: il ritiro del pacchetto sicurezza in discussione alla camera; l’aumento significativo dei giorni di liberazione anticipata; la concessione di telefonate quotidiane; la dotazione di tutte le celle di ventilatori o aria condizionata e frigoriferi; il ritorno dal sistema a celle chiuse a quello a celle aperte durante il giorno; la modernizzazione della vita penitenziaria attraverso la possibilità di collegarsi alla rete; l’assunzione di almeno mille operatori sociali; l’incentivazione della presenza del volontariato nelle carceri; la moltiplicazione di psichiatri, etno-psichiatri e medici; la possibilità di far trascorrere la notte ai semiliberi fuori dal carcere.

Ma soprattutto sarebbe stato necessario un passo indietro nel proibizionismo sulle droghe e il divieto di far entrare in galera persone se non c’è posto. Tutte cose che si spera divengano patrimonio delle forze di opposizione. In passato non è stato sempre così. Prima del pacchetto sicurezza Nordio-Piantedosi c’è stato quello Salvini e prima ancora quello Minniti-Orlando. Ci vuole un cambio di paradigma che riparta dagli articoli 13 e 27 della Costituzione. Invece il governo sarebbe disposto a incarcerare anche Ghandi. Altro che umanizzazione.

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