Una grande città comincia a essere una vera grande città se i mezzi pubblici funzionano. Milano si è sempre vantata, a ragione, di avere un sistema di trasporto pubblico efficiente. Chi abita e lavora a Milano può fare a meno dell’auto, a patto di non abitare in periferie mal servite, avere gambe buone e almeno 45 minuti di tempo se si vuole attraversare la città da nord a sud, per esempio, con un tram. Come tutte le cose il sistema è migliorabile, ma non ci possiamo lamentare.

Ora l’Atm, azienda municipale dei trasporti, ha un problema non da poco. Non trova più conducenti. Gliene servirebbero 300 per i mezzi di superficie, ma le candidature latitano e così ha pensato di attirare nuove leve con un paio di incentivi. Il primo è pagare ai neo assunti il corso per la patente D e il Cqc (Carta di Qualificazione Conducenti), pratica che costa 2500 euro. Il secondo è offrire un voucher da 3000 euro lordi, una tantum, per l’affitto a chi risiede fuori Milano e deve trovare casa in città. L’idea sembrerebbe benemerita, ma facendo due conti diventa un po’ meno allettante perché pagare un affitto oggi a Milano è un salasso. Lo sanno bene gli studenti universitari fuori sede che da mesi protestano per i costi. Per un posto letto nella città meneghina si spendono in media 600 euro al mese, per un monolocale 27 euro al metro quadro, per un bilocale 24. Negli ultimi cinque anni il costo degli appartamenti in vendita è aumentato del 40 per cento. Se si va avanti così Milano diventerà una città solo per ricchi e turisti, primo passo verso l’enclave depressiva. Fosse stato così veloce anche l’aumento dei salari, saremmo a cavallo, invece…
Mettiamoci nei panni dei candidati Atm che, secondo i desiderata dell’azienda, devono essere «maturi, responsabili, dotati di spiccato senso civico ed etico» con, come elemento preferenziale, «diploma secondario superiore, conoscenza dell’inglese, orientamento al cliente, gestione dello stress, elevata soglia dell’attenzione, spiccate doti di problem solving, precisione e affidabilità». E lo stipendio? Dice il bando che «la tipologia del contratto, l’inquadramento e la retribuzione saranno definiti sulla base delle normative contrattuali vigenti ed in relazione alle necessità organizzative presenti all’atto dell’assunzione».

Un conducente Atm in media percepisce 1283 euro al mese. Se ne deve spendere almeno la metà per un posto letto, voi capite che comincia a chiedersi se vale la pena trasferirsi perché, oltre a mangiare e vestirsi, avrà bisogno di un mezzo proprio per recarsi al lavoro perché, se devi far uscire un tram alle sei del mattino, non ci puoi andare con un altro tram che a quell’ora non c’è. Poi ci sono i turni, i festivi, il lavoro notturno, lo stress del traffico, il cretino che parcheggia sulle rotaie, l’anziano che non riesce a salire, l’ubriaco che spaventa i passeggeri, l’attenzione a non fare brusche frenate sennò scroci la gente, lo straniero che ti chiede dove può scendere, la gente che protesta perché sei in ritardo. Serve una pratica zen per fare il conducente di tram e bus a Milano, per questo nutro grande stima e rispetto per la categoria che ogni giorno mi fa da chauffeur.

Una volta esistevano le case dei ferrovieri costruite dalle Ferrovie o da Società mutualistiche di categoria, dotate di ampi spazi e giardino. Oggi, per dire, a Milano in zona Gambara, che è periferia, la speculazione immobiliare ti propone lussuose magioni a 9500 euro al metro quadro. Un conducente del futuro, come li chiama Atm, dovrebbe lavorare otto mesi per comprarne un metro quadrato, praticamente un armadio a tre ante.

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